Storia di due fratelli e di due miracoli

VIVA LA VITA! mer 13 dicembre 2017
Attualità di La Redazione
6min
Michele e Pietro ©TermoliOnLine
Michele e Pietro ©TermoliOnLine

TERMOLI. Certe storie le vediamo ed ascoltiamo in tv, ma quando capita che chi te le racconta è una persona reale, a pochi centimetri da te, protagonista diretta di quanto gli è accaduto, è inevitabile un groppo in gola, una forte emozione e più di qualche lacrima che a stento cerchi di trattenere, ma gli occhi non li riesci a nascondere, preludio a un solco lungo il viso.

Michele è un ragazzo di 32 anni, molto noto tra i giovani di Termoli e Vasto, che ha un fratello Pietro di 4 anni più giovane. La riservatezza e la delicatezza della sua storia lo hanno fatto esitare molto prima di concedermi l’incontro per l’intervista, solo dopo la mia discreta insistenza ha accettato e alla fine di questo articolo si capirà il motivo.

Pietro nasce con un’insufficienza renale cronica che lo porta verso i 18 anni alla perdita totale della funzionalità dei reni. Comincia un calvario lungo 9 anni fatto di 3 sedute a settimana da 6 ore l’una per la dialisi. E così mentre i suoi coetanei giocano a pallone, lui deve stare attaccato a delle macchine. Unica, minima consolazione è che il centro dialisi si trova proprio nel suo paese, a San Nicandro Garganico. Per ognuno di questi 9 anni ci sono sempre state delle complicazioni che avrebbero colpito nell’animo chiunque a quell’età. Invece Pietro ha tenuto duro, confortato dalla sua famiglia, ma soprattutto da una presenza che lo ha accompagnato in questo lungo e travagliato periodo della sua vita, una presenza che gli ha dato la forza e l’amore per resistere, sua moglie Antonella. E sì, perché Pietro e Antonella si sono sposati giovanissimi. Lei meriterebbe il premio Nobel per l’amore, in quanto, pur consapevole di quello che avrebbe vissuto insieme a Pietro, non si è tirata indietro e ha sposato l’amore della sua vita. Dopo qualche anno arriva la loro figlioletta che oggi ha 6 anni.

Il calvario di Pietro

Intanto continua il calvario di Pietro, sempre più debilitato nel fisico al punto che anche il cuore ne risente e si inizia a pensare ad un trapianto combinato di cuore e reni ad un ragazzo che allora aveva poco più di 25 anni. Tutti insieme, Pietro e famiglia non si perdono d’animo e si rivolgono a un luminare del settore, il professor Daniele Pinna del Sant’Orsola di Bologna. L’obiettivo era quello di cominciare un percorso parallelo per riportare il cuore a livelli “normali” e permettere poi il trapianto renale senza altre complicazioni, che già da sole queste ultime incombono come un’ombra sempre presente e dalle potenzialità devastanti. Dopo due anni di cure, il cuore di Pietro era a posto. Ed eccoci arrivare al mese di gennaio del 2017: bisognava trovare chi potesse donare il rene a Pietro perché sono troppi gli anni passati in dialisi e più si andava avanti, più era a rischio la sua vita. In famiglia erano compatibili solo la mamma e suo fratello maggiore, Michele; gli altri, papà, sorella e l'altro fratello no. La mamma voleva assolutamente essere lei a donare il rene al figlio, ridandogli una seconda volta la vita. Non ci sono storie: Michele deve farsi da parte, lui è giovane e ha la vita davanti… Cominciano comunque insieme l’iter e le analisi per accertare la piena compatibilità. Ma c’è qualcosa in arrivo, qualcosa che cambierà il verso di questa storia e che porterà Pietro e Michele a legarsi come fossero due gemelli monozigoti: la mamma non è compatibile al 100% e dovrà essere lei a farsi da parte.

Miracolo numero #1

Michele è un ragazzo molto conosciuto e apprezzato tra i giovani: per via del suo lavoro ne conosce a migliaia. Piace, è simpatico, ti ispira fiducia. Lui è sempre stato sano come un pesce, non si è mai fatto male, non conosce gli ospedali, eppure ha un lato debole: a vedere una goccia di sangue, sverrebbe! Non questa volta, si trattava di salvare la vita di suo fratello ed è quindi cominciato per lui un percorso fatto di visite, analisi e risonanze magnetiche negli ospedali di San Giovanni Rotondo, Foggia e Bologna. Per tre mesi lo hanno sottoposto a un’infinità di accertamenti perché quando si tratta di donare un organo tutto deve essere fatto in modo perfetto. Siamo ad aprile e Michele è del tutto idoneo, manca però un ultimo e determinante passaggio. Se è tutto ok dal punto di vista sanitario ma manca l’autorizzazione del giudice, non se ne fa niente. Il giudice tutelare è tenuto a fare delle domande che possono sembrare banali e dalla risposta scontata, ma deve farle per poter emettere sentenza positiva. Il giudice quindi gli chiede perché vuole donare il rene a Pietro e la risposta di Michele è così naturale: "Perché è mio fratello!" Dietro questa risposta, c’è la semplice e disarmante decisione di fare in modo che Pietro la smetta di soffrire e inizi finalmente a vivere. Così il 26 settembre 2017 il giudice tutelare del tribunale di Bologna emette sentenza positiva, il trapianto si può fare. Si ricoverano insieme Michele e Pietro, nella stessa stanza e lì ci devono passare una settimana per raggiungere i valori ottimali per procedere al trapianto. Una settimana fatta anche di battute e risate, sguardi d’intesa, d’amore e di eterna riconoscenza. E’ il giorno del trapianto, ore 6 del mattino, Michele è il primo ad entrare in sala operatoria per l’asportazione del rene di una durata totale di 5 ore. C’è qualche complicazione per via del rene che è un po’ più grande del solito e questo lo porta a un’incisione di 30 centimetri…mica pochi!

Miracolo numero #2

Durante l’asportazione a Michele, Pietro viene preparato: il suo intervento durerà 4 ore e appena il rene comincia a funzionare, arrivano le primissime gocce di urina, le prime dopo 9 anni! Poi via di nuovo insieme nella stessa stanza a terapia intensiva. La sera si svegliano quasi contemporaneamente e il primo sguardo se lo scambiano quasi a voler verificare che sia tutto vero e che tutti e due ora stanno bene. Due giorni nella stessa stanza e ora le strade si devono dividere, Pietro in nefrologia per 15 giorni e Michele in chirurgia per 5. Dopo un giorno, però, la fase più critica del post trapianto per Pietro si presenta violenta e inaspettata, una fase di rigetto che l’equipe medica riesce a scongiurare con un “bombardamento” di antibiotici. Michele nel frattempo dopo solo 5 giorni viene dimesso e torna a casa. Pietro invece ha una fase più lunga del ricovero post operatorio, ma il peggio è passato e può riprendere quasi in mano la sua vita, il quasi lo potrà togliere quando rientrerà a casa, dalla moglie Antonella, dalla figlioletta e dalla sua famiglia. Dopo 10 giorni dall’intervento ricomincia a mangiare normalmente con una particolarità: nei 9 anni precedenti non assaporava più ciò che mangiava…

Pietro torna a casa

E’ il 25 ottobre 2017 e tutta San Nicandro Garganico accoglie Pietro con una mega festa! E’ tornato uno dei suoi figli che per troppo tempo aveva sofferto e ora doveva mostrargli tutto l’affetto per la sua nuova vita. Finalmente solo lacrime di gioia!

Perché un’intervista?

Michele ci ha donato la sua storia, che insegnamento sarà per noi? Le sue parole non lasciano alcun dubbio: “Ho accettato di parlare di me e mio fratello Pietro perché quanto abbiamo vissuto negli ultimi mesi, mi ha profondamente cambiato la vita. Non ho mai avuto paura che qualcosa potesse andare storto, ho avuto fiducia, sin dal primo momento, nei medici con cui ho parlato. Questo mi fa pensare a quanto in Italia siamo ancora indietro rispetto ad altre nazioni sul tema delle donazioni degli organi; la percentuale da noi è davvero bassa, eppure abbiamo medici e ospedali che sono autentiche pietre miliari in questo campo. Penso a quanta gente non ha avuto la possibilità come mio fratello di ricevere un rene e se avessi potuto farlo, lo avrei fatto anche prima, solo che i medici mi hanno sempre sconsigliato la donazione prima dei 30 anni. Aver donato un rene, non mi ha cambiato niente dal punto di vista fisico, a mio fratello si. Oggi vedo Pietro e lo vedo come i tanti ragazzi che incontro tutti i giorni e ringrazio Dio perché mio fratello ora finalmente vive!

Che storia, che ragazzi. Viva la vita!”

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