Con "L'ultima spiaggia" termina la rassegna "L'Italia che non si vede"

mar 16 maggio 2017
Cultura e Società di redazione
1min
Con L'ultima spiaggia termina la rassegna L'Italia che non si vede ©n.c.
Con L'ultima spiaggia termina la rassegna L'Italia che non si vede ©n.c.
SAN SALVO. Giovedì 18 maggio 2017 ore 21:00, presso il cine-teatro del Centro Culturale “A. Moro” di San Salvo, l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva con la Rassegna Itinerante di cinema del reale “L’Italia che non si vede” per riscoprire il cinema italiano contemporaneo e di qualità. Si ripartirà con le proiezioni il 14 settembre. Questo giovedì il film “L’ultima spiaggia” (regia di T. Anastopoulos e D. Del Degan, Italia, 2016) Il nome ufficiale è Bagno comunale “La lanterna”, ma per tutti, a Trieste, è semplicemente “el Pedocìn”: una spiaggia popolare, in pieno centro, divisa in due da un muro alto tre metri. Da un lato gli uomini, dall’altro le donne. Un mondo a parte, un’isola sospesa nel tempo affacciata su un mare che divide e unisce, allargando i confini che così si confondono e si mescolano nello stesso modo in cui si sono mescolati qui italiani e serbi, greci e sloveni, ebrei e tedeschi, austriaci e americani… L’ultima spiaggia è il film documentario che Thanos Anastopoulos e Davide Del Degan hanno dedicato a questo luogo unico, alle donne e agli uomini che lo popolano, protagonisti di una tragicommedia sulla natura umana: spesso persone sole e dal passato (e talvolta dal presente) difficile, dotate di grande umanità. Il commento dei registi: “Per me che vengo da fuori è comunque sorprendente. Capisco la tradizione austroungarica e tutto il resto, ma il fatto che il muro stia lì ancora oggi, a separare uomini e donne, mi fa pensare. All’idea di confine, di identità, alle discriminazioni, alle differenze tra i sessi. Quando abbiamo cominciato a girare avevo l’impressione che questo fosse l’ultimo muro in Europa, rimasto come un’espressione di folklore. Ma due anni dopo ci troviamo in una Europa che innalza di nuovo muri. E questa volontà di erigere barriere si percepisce anche nel film, dalle cose che dicono le persone che lo frequentano.” (T.A.) “Per i triestini, il Pedocin, col suo muro, non è un luogo di divisione, ma di libertà assoluta. E’ un posto in cui stare al riparo dai giudizi dell’altro sesso.” (D.D.D.)  

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