De Andrè, Guccini e De Gregori al centro del "Canone" della canzone d'autore di Talanca

sab 02 dicembre 2017

Vasto Ieri l'incontro a Casa Rossetti

Cultura e Società di Sara Del Vecchio
2min
Paolo Talanca e Gianni Oliva ©Vastoweb
Paolo Talanca e Gianni Oliva ©Vastoweb

VASTO. Con Paolo Talanca ha avuto luogo ieri sera presso la Sala Pompeo Giannantonio il terzo appuntamento previsto dal calendario degli “Incontri di Casa Rossetti”. Se con Simona Andreassi si è parlato di un romanzo e con Vito Moretti di una silloge poetica, con Talanca, articolista e blogger de “Il Fatto Quotidiano” si è discusso di musica. Ma di quella musica che è anche letteratura e che ha accompagnato tante generazioni a partire dalla fine degli anni '50. Tema dell'incontro è stato il suo ultimo libro sorto come tesi di dottorato, dal titolo “Il canone dei cantautori italiani. La letteratura della canzone d’autore e le scuole delle età”

Il professor Gianni Oliva ha aperto i lavori e insieme ad un pubblico particolarmente interessato ha dato vita ad un dibattito con l'autore sui temi e gli artisti più amati. “Viviamo in un tempo in cui la canzone viene strumentalizzata - ha detto Oliva - i media media se ne servono per utilizzi effimeri, ma forse proprio come risposta a questo fenomeno il mondo della scienza e delle università sta imparando a darle valore. La canzone interessa la società, è emblema di un’epoca storica, ci sono delle canzoni che segnano veri e propri periodi e ci riportano con la mente ai tempi del jukebox”.

Quella di Talanca è la prima opera che racchiude la storia della canzone d’autore la cui nascita viene individuata nel 1958. Quello è stato l’anno di Domenico Modugno, l'anno di “Nel blu dipinto di blu” che ha apportato una rivoluzione, spazzando via tutto ciò che c’era prima. Con il gesto simbolico dell’apertura delle braccia durante la sua esibizione ha rotto il canone della serietà. Prima di Modugno c'è molta canzone d'autore, ma è stato lui il primo a fare i conti con la "mediaticità", a trasmettere con la sua musica la voglia di "liberazione." La canzone, da quel momento, diventa un mezzo per dire cose importanti.

Nel libro di Talanca la storia della canzone d'autore viene divisa in epoche: si parte con l'Età Grammaticale, quella in cui il linguaggio si stabilizza (da Modugno fino alla fine degli anni '70) che include l'epoca della Scuola Genovese, cioè l'eta nova in cui un linguaggio nuovo arriva a tutti e i suoi temi scuotono il pubblico; poi c'è il periodo Aureo, centrale e infine quello maturo. Gli artisti più rappresentativi delle tre epoche sono De Andrè per l'età nova, cantautore che rappresentava la provocazione; Guccini per il periodo aureo, perché affida maggiormente alle parole l'artisticità delle sue canzoni; e infine De Gregori che porta al massimo le conseguenze della canzone d'autore. Con Ivano Fossati inzia l'età Applicativa, in cui la canzone d'autore un po' soffre e inizia ad essere veicolata attraverso alcuni mutamenti.

Sono stati tantissimi gli autori citati da Talanca, come Luigi Tenco, Ivan Graziani, ma anche i più "attuali" Vasco Rossi, Niccolò Fabi, Vinicio Capossela, Brunori Sas. Molti inseriti nel suo libro, altri lasciati fuori anche se con sacrificio, perché si sa, ciascuna scelta implica un'esclusione. Quello di Talanca è un libro con il quale si può essere d'accordo o meno, ma è di certo un lavoro che riconosce la grandezza degli artisti che con i loro testi e la loro musica hanno segnato la storia e le esistenze di milioni di persone.

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