Il codice del terrore, l'Istituto "Mattei" ricorda gli orrori dei campi di concentramento
VASTO. A 73 anni dall'apertura dei cancelli di Auschwitz l'Istituto "Mattei" di Vasto ha realizzato un'iniziativa dal titolo "I codici del terrore" con la quale riportare la memoria ai luoghi infernali in cui hanno perso la vita milioni di persone. Un'iniziativa che rientra nel Festival della Scienza Ad/Ventura che quest'anno si sta occupando sotto diverse angolazioni proprio di "Codici". Coordinati dalla docente Paola Cerella, gli studenti hanno avuto modo di approfondire attraverso spiegazioni, video e letture i dettagli delle crudeltà perpetrate nei campi di concentramento, in cui ogni azione era finalizzata a ledere la dignità umana dei prigionieri.
Si perdeva prima di tutto la propria identità, per diventare un numero che veniva poi tatuato sulla pelle. Entrati nel campo vigeva un unico codice, quello della paura, del terrore e si diventava come vermi, spiega Cerella citando Primo Levi. Le persone venivano spogliate dei propri capelli, dei propri vestiti e rimanevano nude, nel corpo e nell'anima. C'era poi un codice molto importante che veniva rispettato, quello che consentiva il riconoscimento immediato di ciascun internato: il prigioniero politico, il criminale, l'immigrato, il testimone di Geova, l'omosessuale, l'asociale, il rom erano tutti contrassegnati da un triangolo di colore diverso. Alla colpa di essere ciò che ciascuno era, per molti si aggiungeva quella di essere ebreo.
In questa mattinata densa di emozioni forti e di importanti riflessioni, alcuni studenti nell'Aula magna appositamente trasformata per assomigliare ad un campo di concentramento, attraverso danze e musiche hanno riproposto momenti di vita dei campi di lavoro prima del sopraggiungere della morte. Alcune studentesse hanno poi letto frammenti del libro di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz (e nominata pochi giorni fa senatrice a vita dal Presidente della Repubblica) che ha raccontato la marcia della morte e le sue sensazioni di bambina di fronte ad uno scempio al quale non pensava di sopravvivere.