“Il mio percorso è stato difficile, avevo paura a definirmi omosessuale”
Vasto "Consiglio di mettersi in discussione e di non ignorare i segnali che si captano"
VASTO. “Il mio percorso è stato difficile e travagliato, mi sono sentita spaesata ed avevo paura a definirmi omosessuale”.
Sono queste le parole di Laura Mancini, una ragazza vastese, ora studentessa universitaria, che racconta il processo verso il riconoscimento della sua identità.
Laura ha cominciato a nutrire i primi dubbi sul suo orientamento sessuale dall’inizio delle scuole superiori, quando si è resa conto di provare una forte attrazione per le ragazze. Sin da subito però, tante incognite e tanti timori hanno intralciato il suo percorso.
“Davo per scontato di essere bisessuale perché, sin da bambine, ci viene insegnato ad essere attratte dagli uomini. Dopo relazioni con diversi ragazzi, ho capito che sono effettivamente omosessuale”.
Accettarsi, per Laura, non è stato affatto semplice, ma il processo di introspezione è la chiave, ci spiega, per comprendersi e per non rigettare sé stessi.
“Sto seguendo un percorso da un terapista e mi ha aiutato molto anche in questo ambito, ma soprattutto mi sono posta tante domande ed ho tentato di trovare le risposte. A chi si trova nella mia stessa situazione di incertezza, consiglio di mettersi in discussione e di non ignorare i segnali che si captano. Anche gli amici possono aiutare a trovare coraggio ed i social, dove spesso persone famose fanno coming out”.
In merito al suo domani, invece, Laura si dice preoccupata. “Mi spaventa il mio futuro, mi spaventa soprattutto l’idea di, potenzialmente, non poter avere una famiglia o di trovarmi i bastoni tra le ruote in campo lavorativo, ma sto facendo i conti con le difficoltà e preferisco identificarmi per ciò che sono realmente piuttosto che nascondermi dietro un’etichetta che mi definisce solo a metà”.
In molti, però, rinunciano a riconoscere la propria sessualità, temendo le ripercussioni che potrebbero presentarsi. In merito a ciò, Laura sottolinea che “per progredire sotto questo aspetto, servirebbe comprendere che l’eterosessualità non è la sola normalità, è una delle tante possibilità. La nostra generazione ha tra le mani il potere di far sì che non sia più solo l’eterosessualità ad essere percepita come ‘corretta’ ed abbiamo già fatto tanti progressi. Essere accettati in quanto omosessuali non deve essere un evento eccezionale. Saremo in una condizione di equità quando i ragazzi potranno smettere di domandarsi se gli altri accetteranno o meno il loro coming out”.