Terremoti nell'Adriatico, Marzella: "Oltre 130 scosse, in corso un processo di subduzione"

lo studio sab 03 aprile 2021

Vasto Il geologo vastese analizza lo sciame sismico in corso nell'ultimo periodo

Attualità di Francesco Di Fonzo
5min
Terremoti nell'Adriatico, Marzella: "Oltre 130 scosse, in corso un processo di subduzione" ©Vastoweb
Terremoti nell'Adriatico, Marzella: "Oltre 130 scosse, in corso un processo di subduzione" ©Vastoweb

VASTO. L’Adriatico centrale è diventato teatro di incessanti attività sismiche a seguito del forte terremoto di magnitudo momento Mw 5.2, magnitudo Richter MI 5.6, registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) alle 14.47 del 27 Marzo 2021 ad una profondità di 5 km, a circa 80-90 Km dalle Isole Tremiti.

Cosa ha generato il sisma?

L’origine di un terremoto è riconducibile ai movimenti delle grandi placche tettoniche in cui è frammentata la superficie terrestre, un grande puzzle sferico nel quale il movimento di un pezzo condiziona tutti gli altri.
Le placche hanno dei limiti geografici ben definiti e galleggiano come grandi zattere sull’astenosfera, una zona ad alta temperatura formata da rocce parzialmente fuse, caratterizzate da una viscosità tale da consentirne il movimento.

“Nello specifico la penisola italiana è sede dello scontro tra la placca Africana che si muove verso Nord-Ovest, e quella Euroasiatica orientata al contrario verso Sud-Est”– spiega il geologo vastese Angelo Marzella.
”Interposta tra le due grandissime placche, la microplacca Adriatica (Adria), una piccolissima porzione della placca Africana distaccatasi nel tempo, è un po’ la vittima sacrificale dello scontro tra i due titani. Da Sud infatti la placca Africana spinge la piccola Adria contro la placca Euroasiatica”.

Quando due placche si scontrano: se entrambe oceaniche una sprofonderà sotto l’altra formando archi diisole vulcaniche, se continentali si avrà al contrario il fenomeno dell’orogenesi.
Nel caso invece di una placca oceanica che si scontra con una continentale, la prima sprofonda sotto l’altra formando una fossa oceanica, la seconda si accavalla formando unacatena montuosa vulcanica,in un processo noto come subduzione.
Ovviamente si tratta di meccanismi che vanno rapportati ai tempi geologici, quindi alle decine, se non centinaia di milioni di anni.
Le lente spinte delle placche comportano sempre un accumulo di sforzi. Quando lo stress diventa insostenibile, le rocce che compongono la litosfera si rompono creando le cosiddette faglie.
Si tratta di fratture con movimento relativo di uno dei due margini, che può scendere rispetto all’altro in caso di allontanamento o salire in caso di scontro, formando una sorta di scalino: nel primo caso si ha una faglia normale, nel secondo una faglia inversa.
La frattura libera l’energia accumulata sotto forma di onde sismiche, generando il terremoto.

“E’ in corso un processo di subduzione, perché la placca Africana e quella Euroasiatica (continentali) spingono contro la microplacca Adriatica (oceanica) che, chiusa in una tenaglia, è destinata a sprofondare sotto le prime due” – spiega il dottor Marzella.
“La spinta della placca Africana ha poi determinato la nascita degli Appennini e delle Dinaridi, una catena montuosa speculare alla prima, il cui fronte meridionale  si estende al di sotto del livello del mare. Le catene montuose sono zone di compressione, risultano quindi “tagliate” da complessi sistemi di faglie che possono rimanere in silenzio per molto tempo oppure riattivarsi generando terremoti”.


Ciò significa che,in un futuro molto prossimo, a causa della pressione tra la placca Africana e quella Euroasiatica, l’Adriatico scomparirà, e dove oggi esiste un’enorme distesa d’acqua nascerà un’imponente catena montuosa: “Il nostro è un pianeta vivo”– spiega.

La sequenza sismica

La scossa principale ha generato un corposo addensamento spazio-temporale di terremoti: ad oggi sono ben 136le repliche di magnitudo Richter Ml compresa tra 2.0 e 4.1 localizzate dalla Sala Sismica INGV-Roma nell’area interessata.
Di queste, 40 sono di magnitudo Richter Ml pari o superiore a 3.0, ben 6 quelle di magnitudo Richter Ml maggiore o uguale a 4.0, tre delle quali sono state tuttavia registrate lo stesso 27 Marzo.
La più forte dal giorno successivo il mainshock è quella di magnitudo momento Mw 4.1rilevata il 30/3/ 2021 alle 9.35, con coordinate geografiche (lat, lon) 42.75,16.17 ad una profondità di 10 km.
L’ultima cronologicamente degna di nota, è invece quella di magnitudo Richter Ml 4.0del 1/04/2021 alle 8.55, con coordinate geografiche (lat, lon) 42.67,16.19 ad una profondità di 10 km.

“Quando ci riferiamo al terremoto ci riferiamo in genere al solo evento percepito. In realtà un sisma non si riduce ad un singola manifestazione. Si  parla così di foreshock per definire le scosse anteriori l’evento principale, mainshock per definire il più violento e aftershock per indicare tutte quelle successive. L’insieme di tutte le scosse prende il nome di sequenza sismica ed in questo caso trova applicazione la legge di Omori. Diverso invece lo sciame sismico, termine con cui si fa riferimento ad un insieme di terremoti privi di evento dominante.” – spiega il geologo.

La legge di Omori indica come la frequenza delle scosse di replica diminuisca in funzione del reciproco del tempo trascorso dalla scossa principale.


Sebbene si tratti di una relazione empirica, è possibile dimostrare la veridicità della legge osservando come il numero di scosse sia effettivamente inversamente proporzionale al tempo trascorso dal mainshock: si passa dalle 49 scosse del 27 Marzo, alle 29 del giorno successivo, fino ad arrivare alle 5 del 3 Aprile.

Maremoto

Il 90% degli tsunami sono dovuti all’attivazione di una faglia, e dunque ad un terremoto sottomarino. A seguito del sisma del 27 Marzo il Centro Allerta Tsunami (CAT), che si occupa delle attività di sorveglianza e allertamento per i maremoti di origine sismica nell’intero Mediterraneo,ha tuttavia diramato solamente un messaggio di Informazione.
L’informationè una segnalazione di avvenuto terremoto di magnitudo compresa tra 5.5 e 6.0 in mare o nelle aree costiere. Indica che il verificarsi di uno tsunami è ritenuto improbabile ma è lecito attendersi modeste variazioni nelle correnti e moti ondosi anomali in prossimità dell’epicentro del sisma. Per la definizione delle soglie dei livelli di allerta il CAT si avvale della matrice decisionale, uno strumento di valutazione basato sulla magnitudo, sulla profondità e sulla distanza dell’epicentro dalla costa. I parametri di stima internazionali prevedono infatti che per un’“allerta arancione”, corrispondente ad un possibile tsunami locale debole, è necessario venga registrata una scossa di magnitudo compresa tra 6.0 e 6.5 ad una profondità inferiore ai 100 km e a meno di 100 km di distanza dalla costa.


”Ci troviamo all’interno di una porzione di territorio caratterizzata da un intenso ed attivo stato deformativo che comporta la presenza di diverse superfici di fratturazione delle rocce e dunque di fagliazione delle stesse. Quindi la formazione di terremoti sottomarini è sempre possibile” – spiega l’esperto. “Questo non deve però destare preoccupazione, anche perché per scatenare un maremoto serva un sisma molto forte. Piuttosto è importante capire che è necessario acquisire una consapevolezza sempre maggiore di questi fenomeni, per essere preparati e poter mettere in atto forme di prevenzione”.

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