"Terra in Tavola", i ragazzi dello Scientifico al Mercato di Santa Chiara

il buon cibo sab 23 ottobre 2021

Vasto L'iniziativa utile a diffondere nozioni in materia di nutrizione

Attualità di Francesco Di Fonzo
4min

VASTO. Si è conclusa la “Settimana del Pianeta Terra” al Polo Liceale Raffaele Mattioli di Vasto, il festival scientifico volto ad avvicinare il grande pubblico alle Geoscienze, incentivando, al contempo, la passione degli studenti per la ricerca.

Un’intera settimana dedicata ad iniziative culturali di matrice geoscientifica, culminata con il progetto “Terra in Tavola, organizzato dalla professoressa Rosa Lo Sasso.

Nella mattinata di oggi, Sabato 23 Ottobre, i ragazzi della 2
ªb hanno allestito presso il Mercato Comunale Coperto di Santa Chiara, tre stand, impiegati come centri operativi di divulgazione.
Ciascun gruppo si è concentrato sulla trattazione di uno specifico tema: frutta, verdura ed eventuali contaminanti chimici, panificazione e conservazione delle uova, api e miele.

L'iniziativa mirava principalmente a diffondere nozioni in materia di nutrizione. Non sempre infatti un alimento di per sé sano risulta effettivamente salutare per chi lo assume. Quanto alle uova, ad esempio, come spiega uno dei ragazzi: “E’ necessario distinguere tra quelle prodotte da galline allevate in gabbia, a terra, all’aperto e biologicamente. Le ultime sono certamente preferibili, in quanto alle galline allevate in gabbia ed a terra, non solo vengono somministrati antibiotici ed ormoni, ma vivono in cattività, senza la luce del sole.”

Differenze sostanziali sono riscontrabili anche per quanto concerne l’apporto nutrizionale: “Alcuni studi del 2007 del Mother Earth News hanno evidenziato che tra galline allevate in gabbia e quelle allevate in modo biologico vi è un sostanziale dislivello, a favore delle seconde, quanto ad apporto di vitamina A, D, omega 3 e omega 6. In molti credono che ogni uovo sia identico, ma non è così”.

Altro argomento sviscerato analiticamente è quello della lievitazione del pane, nel quale, spiegano gli studenti, “i protagonisti sono i funghi microscopici unicellulari, che reagiscono in modo differente a seconda del tipo di lievito impiegato. Le tipologie principali sono: il lievito madre, di birra e liofilizzato a secco”.

Nello specifico, i ragazzi hanno realizzato un esperimento atto a mostrare il funzionamento del processo di lievitazione: “Abbiamo preso due bottiglie, e messo in una acqua e lievito di birra, nell’altra acqua, lievito di birra e zucchero, per poi coprire entrambe con un palloncino al posto del classico tappo. Lo zucchero fa attivare il processo di lievitazione: infatti, scuotendo entrambe le bottiglie, il palloncino si gonfierà solo in quella contenente lo zucchero stesso”.

Sulla differenza tra lievito di birra e lievito madre: “Nel primo caso avviene una fermentazione alcolica: il lievito mangia gli zuccheri e produce anidride carbonica, glucosio ed etanolo, un alcol che nel caso del pane evapora durante la cottura. Nel secondo, è presente una microflora di batteri lattici che avviano una fermentazione lattica, trasformando gli zuccheri in anidride carbonica, acido lattico ed acido acetico. Il lievito madre è il più naturale, infatti fino agli anni 30’ era l’unico ad essere utilizzato nei panifici. Solo in un secondo momento è stato introdotto anche il lievito di birra”.

Tra i temipiù delicati quello concernente il rapporto tra assunzione di carne ed inquinamento:“Secondo la FAO la produzione mondiale di carne ha subito un notevole incremento dagli anni 60’ ad oggi, arrivando a toccare le 350 tonnellate l’anno” spiega uno dei ragazzi. “E’ un grave problema, perché non solo perché gli allevamenti occupano tantissimo spazio, circa la metà della terra vivibile, che viene tolto principalmente a prati e foreste, ma i 2\3 della produzione mondiale di grano, cereali e frumento viene impiegata per sfamare il bestiame. Questi allevamenti producono il 20% dei gas serra totali, quindi una soluzione realistica sarebbe quella di limitare i consumi di carne a due volte settimanali".

Una delle ragazze ha analizzato le sostanze presenti in frutta e verdura e che conferiscono le differenti colorazioni: “I peperoni ed i pomodori contengono una sostanza nota come licopene, un pigmento naturale che incide sulla colorazione rossa. Il pigmento arancione è invece determinato dal betacarotene, che apporta vitamina A e diverse proteine. Nel caso invece del cavolfiore, dei cetrioli e delle zucchine, il colore verde è connesso alla clorofilla. Infine, per quanto concerne prodotti blu e viola, come la melanzana, sono le antocianine a determinare la relativa colorazione”.

L’ultimo gruppo si è focalizzato sul ruolo delle api come bioindicatori della produzione del miele e sulle funzioni benefiche di quest’ultimo:“Il miele ha proprietà infiammatorie e anti microbiche, costituisce un valido aiuto in caso di infezioni gastrointestinali, nella prevenzione del cancro e nel rallentare l’invecchiamento. E’ anche uno dei migliori dolcificanti naturali per i diabetici di tipo 1 e 2, soprattutto quello ricco di fruttosio, perché nel processo di metabolizzazione non richiede l’intervento dell’insulina”.

L’uomo svolge una funzione meramente accessoria nella produzione del miele:“le api estraggono nettare e mellaria dai fiori, solitamente in un raggio di circa 3 km dall’alveare, utilizzando lo stomaco come sacca di deposito temporaneo. Rigurgitano quindi quanto ingerito in caselle esagonali, che vengono ricoperte di cera, al fine di far evaporare l’acqua.

L’apicoltore si limita quindi a raccogliere il miele servendosi di “apiscampo e soffiatore ad aria compressa per allontanare le api dall’alveare” senza però arrecare alcun danno a quest’ultime. “Nel passaggio della disopercolatura, taglia lo strato superiore della cera con un coltello, mentre il miele, ancora contenuto nei telai, viene inserito in una macchina chiamata smielatore, che grazie alla forza centrifuga estrae il composto che viene filtrato ed invasettato”.

E’ importante quindi chiarire che nel miele “non è presentenessun tipo di additivo, colorante zucchero aggiunto” e per questo “deve essere preferito allo zucchero raffinato. Massima resa, minima spesa”.

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