Giovanni Artese: "A San Salvo un confronto da riavviare"

LE RIFLESSIONI dom 23 gennaio 2022
Attualità di La Redazione
3min
Giovanni Artese ©Web
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SAN SALVO. "In questo stagno, culturale purtroppo prima che politico, che porta il nome di San Salvo negli ultimi 20 giorni sono stati gettati un paio di sassolini, in grado di sollevare alcuni interessanti cerchi nell’acqua. Si tratta di interventi sui portali locali (di Vasto-San Salvo) a firma del sindacalista Carmine Torricella (del 4 gennaio) e dell’ex assessore Francesco Mazzaferro (del 21 gennaio 2022). 

Il primo affronta le questioni delle ultime crisi (quella del 2008/2014 e l’attuale prodotta dal Covid-19) con le pesanti ripercussioni sul nostro sistema industriale e più in generale produttivo (agricoltura compresa) e si chiede “da dove e come ricominciare per difendere l’eredità dei nostri padri”, in una situazione di sostanziale assenza di analisi e di progettualità da parte dei vari attori in campo. Peggio: in una situazione in cui si incrinano le identità e i valori stessi (a partire da quello della solidarietà) di una intera comunità. Il secondo, alla vigilia delle prossime elezioni amministrative, prova a delineare l’identikit di un Sindaco del terzo millennio, affermando che dovrebbe essere una persona che si pone in ascolto dei cittadini, che sa stare tra la gente, autorevole ma non autoritaria, che sa scegliere la squadra di governo, che è un po’ manager e un po’ politico, capace infine di produrre analisi e soprattutto sintesi per risolvere concretamente i problemi nel quadro di “una chiara visione del futuro”.

Come non essere d’accordo con loro? Infatti le due tematiche, l’economica e la politica, sono complementari  e toccano peraltro da vicino il vivere quotidiano e l’essenza stessa dei modi di essere di una collettività. Il fatto è che scontiamo un grave ritardo di riflessione in entrambi gli ambiti poiché, come scrive Torricella, le crisi hanno prodotto non solo danni economici ma insieme sociali e culturali. Un tessuto fatto di etica del lavoro, di solidarietà e di accoglienza è stato messo in discussione; la globalizzazione ha omologato consumi e comportamenti, il territorio un tempo sovrano sta divenendo terra di colonizzazione dei grandi gruppi economici e finanziari. 

Personalmente non mi illudo che si possa fare molto e confido ancora nella fortuna di San Salvo di trovarsi sul mare e non all’interno (come Schiavi e Castiglione, dove hanno già perso quasi tutto: scuole, servizi, imprese). Confido nella fortuna di poter contare  in loco su di una classe imprenditoriale piuttosto dinamica e intraprendente (adesso anche in ambito commerciale, turistico e logistico); ma è chiaro che qualcosa bisogna pur fare per non accelerare i processi di declino in alcuni settori economici nonché per evitare che la città diventi un dormitorio, una grande e insicura periferia - centro compreso.

Ed è per questo che occorre tornare a parlare, come si è fatto in passato, di tutto: di scuola superiore e di servizi sanitari, di industria, artigianato e agricoltura, di relazioni con le comunità circostanti e il territorio, di occasioni per la produzione di energia pulita, di sviluppo e adeguamento della rete infrastrutturale (in ambito comunale e intercomunale), di programmazione urbanistica, di opportunità progettuali per l’utilizzo dei fondi europei, senza di cui la gestione delle risorse diventa un esercizio legato alla quotidianità piuttosto che di prospettiva, comunque perdente in un momento in cui il mercato detta le sue leggi e la politica appare spesso inconcludente oltre che autoreferenziale. Ed è necessario che anche nelle scelte politiche i cittadini siano accorti, a partire dalla definizione delle candidature fino al momento del voto, perché competenza, moralità, capacità di relazione e di mediazione, conoscenza della città e del territorio sono requisiti indispensabili per l’attività politico-amministrativa.

L’auspicio è che dunque in ogni ambito si torni a confrontarsi, perché la dialettica culturale e politica ha sempre portato bene alla collettività, veicolando idee e progetti e impedendo che l’autorità politica di turno imponga soluzioni né condivise né accettate dalla maggioranza dei cittadini."

                                                                                             Giovanni Artese                             

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