“Il Comune vuole trasformare la costa vastese in un grande parcheggio”

ambientalisti ven 17 marzo 2023
Attualità di La Redazione
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Parcheggio a Casarza ©Vastoweb
Parcheggio a Casarza ©Vastoweb

VASTO. Forum Civico Ecologista, ARCI Comitato Provinciale Chieti, Consiglio delle sezioni d'Abruzzo di Italia Nostra e Gruppo Fratino Vasto scrivono in merito alle osservazioni sul Progetto Speciale Territoriale della Costa dei Trabocchi (PST) (Leggi).

Ecco la nota:

Sarà nostra premura evitare che la Via Verde perda il suo obiettivo ultimo di valorizzazione delle risorse paesaggistiche e naturali, e di promozione della mobilità lenta e sostenibile”. Così concludeva il suo comunicato di replica, nel luglio 2022, il presidente della Provincia di Chieti nonché sindaco di Vasto, Francesco Menna, quando dopo una nostra nota lanciavamo l'allarme della trasformazione paesaggistica e ambientale della costa teatina a seguito dell'approvazione dell'atto di indirizzo della Provincia di Chieti sulle tariffe per il rilascio delle concessioni relative alle aree prospicienti la Via Verde.

Invece, a distanza di poco più di sette mesi, il sindaco di Vasto contraddice se stesso, confermando che le nostre preoccupazione erano più che legittime e manifestando palesemente quali sono le reali intenzioni di questa Amministrazione comunale. Basti a tal proposito leggere le osservazioni al Progetto Speciale Territoriale (PST) della Costa dei Trabocchi della Regione Abruzzo presentate dal Comune di Vasto per rendersene conto: l'Amministrazione comunale, piuttosto che tutelare e valorizzare il patrimonio territoriale, paesaggistico e ambientale, chiede alla Regione Abruzzo di trasformare la costa vastese in un grande parcheggio per le automobili.

Solo per fare alcuni esempi, mentre il PST chiede di trasformare la ex stazione di Vasto Marina in un hub del cicloturismo attraverso la realizzazione di infopoint, un centro di accoglienza con ciclofficina e albergabici dove dormire e degustare prodotti locali, una sala polivalente, una biblioteca polivalente e lo spazio esterno adibito ad area per la sosta non motorizzata dei fruitori a vario titolo (panchine, piazzole ombreggiate), servizio lavabici (per la manutenzione ordinaria della bicicletta), attrezzature per la palestra permeabile all’aperto (strumenti impiegati anche per la produzione di energia) e spazi flessibili per lo svolgimento di eventi culturali, il Comune di Vasto chiede invece di realizzare nuovi parcheggi per le auto. Così, ugualmente, chiede di ampliare ulteriormente il parcheggio della zona industriale, ovvero quello a monte della Riserva di Punta Penna.

Ma non è tutto. Laddove il PST prevede parcheggi di interscambio modale collegato con i mezzi pubblici così che ci si possa servire di bus, treni e servizi di bike sharing, il Comune di Vasto chiede di ampliare il parcheggio di Casarza e di San Nicola e, addirittura, come se non bastasse, di realizzare altri due parcheggi: uno in località La Canale, lato mare, nei pressi della galleria San Nicola, e l'altro in località Vignola.

Inoltre, fornendo un'interpretazione sui generis della legge regionale n. 5/2007, Disposizioni urgenti per la tutela e la valorizzazione della Costa Teatina, chiede di limitare l'applicazione della legge – come se le leggi potessero essere derogate a piacimento dei Comuni – solo in alcuni specifici luoghi della costa teatina, facendo finta di dimenticare anche l'art. 41 della legge regionale 38/1996, Legge-quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo per l'Appennino Parco d'Europa, il quale dispone che lungo tutto il tratto litoraneo tra Ortona e Vasto, è preclusa ogni attività di trasformazione del suolo diversa dalla destinazione a verde.

L'Amministrazione comunale di Vasto dimostra ancora una volta come la sua visione di territorio è ancorata ad un'idea cementificatoria e predatoria delle risorse naturali, paesaggistiche e ambientali. Si tratta di un vero e proprio assalto alla costa vastese che tenta di sfruttare e strumentalizzare un progetto che va in ben altra direzione rispetto all'uso dell'auto. Ciò è indice di un atteggiamento spregiudicato che fa strame della buona politica e, soprattutto, della tanto sbandierata transizione ecologica.


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