Fausto Paolini: "Io, stomizzato sono tornato a vivere"

VASTO. All'inaugurazione del nuovo ambulatorio dedicato all'assistenza dei pazienti con stomie ieri mattina presso il Distretto sanitario di Vasto (LEGGI) c'era anche Fausto Paolini. E' il vicepresidente dell'Associazione Stomizzati Incontinenti Abruzzese (Asia), una realtà senza scopo di lucro che opera a livello regionale muovendo dai principi del volontariato e della solidarietà verso persone stomizzate o appunto incontinenti. Paolini con il suo intervento ha portato fra i presenti la sua testimonianza di vita in qualità di paziente che dal 2000 convive con la stomia, una sorta di buco nella zona addominale che serve per espellere urina e feci e al quale è attaccato un sacchetto di cui non può più fare a meno.

"Io appartenevo a quel popolo che si vergogna, che ha paura, che non accetta la sua condizione. Invece adesso vado in giro da tutte le parti, conduco una vita normale nonostante il sacchetto che porto in giro" - ha spiegato Paolini sorridendo e indicando il sacchettino come suo fedele compagno di viaggio. "Queste realtà ambulatoriali sono fondamentali, perché non può occuparsi il chirurgo del decorso post operatorio, il chirurgo deve pensare a salvare la vita alle persone e per questo servono infermieri professionisti, specializzati, che con la loro competenza possono agevolare le persone stomizzate affinché tornino a vivere la quotidianità in modo sereno".

L'Asia è un'associazione che opera attraverso gli ambulatori sparsi sul territorio regionale e offre per mezzo di questi assistenza sanitaria, prostatica, psicologica, riabilitazione tramite irrigazione, consigli dietetici per portatori di stomia e informazioni sulla prevenzione delle complicanze. Ma oltre questo rappresenta anche un'esperienza di condivisione delle proprie paure, della propria storia perché vengono organizzate manifestazioni, giornate informative, gite a cui prendono parte anche specialisti in grado di prestare il proprio aiuto a chi si trova in condizioni di disagio dovuto al post intervento.

"Chi non si lascia aiutare o non ha nessuno che possa farlo è come se diventasse un disabile, perché all'inizio è complicato capire come gestire questa nuova condizione. Invece all'interno della nostra associazione noi ridiamo e scherziamo in continuazione, perché abbiamo imparato a convivere serenamente con il nostro sacchetto. Io ho lavorato fino a due anni fa, la mia vita è pressocché immutata rispetto al passato ma questo è possibile solo se riesci ad accettare con l'aiuto di professionisti i cambiamenti che ti coinvolgono. Purtroppo c'è molta gente che non esce più di casa, che pensa di essere sola e questo non va bene".