La storia dei Trabocchi e Vasto sbarcano sul National Geographic

la vetrina lun 14 ottobre 2019

Vasto «Il nostro viaggio lungo la Costa dei Trabocchi termina a Vasto, l’antica Histonium, chiamata per la sua bellezza “Atene degli Abruzzi”»

Attualità di Lea Discipio
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In foto il trabocco Punta Vignola ©Barbara Dall'angelo
In foto il trabocco Punta Vignola ©Barbara Dall'angelo

VASTO. Arriva una nuova menzione nazionale per le specificità abruzzesi e vastesi. Questa volta a parlarne è il National Geographic, la rivista online che esplora e racconta, attraverso i suoi viaggi, la cultura e le ricchezze di un territorio.

Al centro di un articolo uscito in questi giorni a firma di Giuseppe Ortolano (Leggi) c'è la storia del trabocco, "la grande macchina pescatoria, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano" come lo ha definiti D'Annunzio.

Forse non tutti sanno che il termine “trabocco” deriva per sineddoche da quello della rete suddetta, ossia da "trabocchetto", e questo, il quale è usato anche nell'uccellagione con il sinonimo di "trappola", è dovuto al tipo di pesca, perché il pesce cade letteralmente in una trappola.

Nell'articolo della rivista viene tracciato il lungo percorso storico, dall'utilizzo che ne facevamo i pescatori come alternativa alla barca, alla valorizzazione attuale che ne fa dei punti turisti di pregiata attrattiva. Il percorso si dispiega da Punta Turchino, in località Portelle, al trabocco Punta Punciosa di Fossacesia, senza dimenticare una piccola escursione interna nella Riserva naturale regionale Lecceta Litoranea di Torino di Sangro.

L'ultima tappa è riservata, come si legge verso la fine, "più a sud, nella Riserva naturale di Punta Aderci, tra le spiagge selvagge, i punti panoramici e i sentieri che attraversano l’area protetta".

Conclusione in bellezza, "il nostro viaggio lungo la Costa dei Trabocchi termina a Vasto, l’antica Histonium, chiamata per la sua bellezza “Atene degli Abruzzi”. Una passeggiata nel centro storico per ammirare gli edifici storici e conoscere il culto della Sacra Spina fino all'accenno alla "splendida città di Buca, misteriosamente sparita nel nulla: una vera e propria Atlantide abruzzese. Ma questa è un’altra storia" .

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