Inaugurata a Vasto la comunità socio-educativa per minori "L'Araba Fenice"
Vasto “Ragazzi che hanno bisogno di scoprire passioni che loro al momento non riescono a riconoscere”
VASTO. Dieci posti letto fissi, più due riservati alla pronta accoglienza. In ogni stanza un quadro che raffigura una città del mondo per stimolare a guardare oltre.
È stata inaugurata oggi, 16 ottobre, la comunità socio - educativa per minori 'L'Araba Fenice', gestita dalla Società Cooperativa Sociale Group FVG. Presenti al taglio del nastro don Amerigo Carugno, Ivan Sacillotto, legale rappresentante, il sindaco Francesco Menna, il vicesindaco Peppino Forte e l’assessore alle Politiche sociali Lina Marchesani.
La struttura, che si trova in via San Lorenzo a Vasto, ospiterà “i minori che ci verranno inviati dai servizi sociali e dai tribunali, di sesso maschile e che hanno un'età che va dai 13 ai 18 anni. Si tratta di ragazzi con delle difficoltà a livello emotivo e per i quali abbiamo predisposto un luogo adeguata a fornirgli quegli strumenti a cui loro non hanno avuto accesso per varie ragioni. Noi siamo qui per dar loro autonomia, le giuste competenze relazionali che mancano per crescere”, racconta lo psicologo Mirco Colangelo.
Una spaziosa sala da pranzo, un tavolo unico e lungo per facilitare l’interazione, un forno per cimentarsi nell’arte di preparare buone pizze, una cucina ampia e fornita da usare per eventuali laboratori. E poi ancora, un cortile esterno utile per attività motorie ed educative varie o per praticare, perché no, un po' giardinaggio e magari coltivare prodotti a km 0 da utilizzare in cucina.
Tutto questo permetterà ai ragazzi di “scoprire anche delle passioni che loro al momento non riescono a riconoscere. Avranno delle opportunità che potranno sfruttare per il loro stesso futuro lavorativo”, assicura Colangelo.
“Si tratta di un’età critica, - aggiunge l’educatrice Manuela Del Casale - sono in piena adolescenza e proverranno da situazioni difficili. Il nostro intento come educatori è quello di creare un ambiente il più possibile famigliare, affinché non vivano troppo il distacco dalla loro casa. Sarà una comunità dove poter esprimere se stessi. Faremo dei progetti personalizzati e di comunità in modo da lasciar libero sfogo alla personalità di ogni ragazzo. Noi educatori abbiamo il compito di far sentire i ragazzi a loro agio anche nel momento del pranzo in cui avremo un’unica tavolata”.
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