Mons. Santoro: “La perdita della grammatica dell'amore rende fragile la famiglia di oggi”

l'evento lun 18 novembre 2019

Vasto La lextio magistralis del vescovo di Avezzano all’inaugurazione dell’Unitre di Cupello

Attualità di Lea Di Scipio
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Mons. Santoro: “La perdita della grammatica dell'amore rende fragile la famiglia di oggi” ©Giuseppe Di Paolo
Mons. Santoro: “La perdita della grammatica dell'amore rende fragile la famiglia di oggi” ©Giuseppe Di Paolo

CUPELLO. Una Sala Consiliare gremita quella di ieri 17 novembre in cui si è tenuto l’evento inaugurale del nuovo Anno Accademico dell’Università delle Tre Età di Cupello.

Molti anche i cittadini sansalvesi accorsi per rivedere e ascoltare il loro ex parroco, monsignor Pietro Santoro, oggi vescovo di Avezzano.

Ad introdurre il convegno il presidente dell'Unitre di Cupello, Fabio Bruno. A presenziare e a portare i propri saluti il sindaco, Graziana Di Florio, e il parroco di Cupello, don Nicola Florio.

Un’approfondita e toccante lextio magistralis dal titolo “Dentro le ferite del nostro tempo”, quella di monsignor Santoro, che ha catturato l’attenzione e l’interesse di tutti.

Al centro dell’intervento l’importanza e, allo stesso tempo, la fragilità che le famiglie e la società vivono oggi a causa del relativismo imperante e del disorientamento causato dal moltiplicarsi delle distrazioni.

“La famiglia è partecipe della vita comune e, resistendo alle e nelle difficoltà, impara a vivere l'accoglienza degli altri membri, vive una distinzione di ruoli che ha radice non nel potere, ma nell'amore. La famiglia è il luogo dove le cose si dicono spesso tacendo. In silenziosi gesti che parlano all'anima e danno vita, gioia e speranza. È la perdita di questa grammatica dell'amore che rende fragile la famiglia di oggi. È la perdita di questo amore che renderà sempre più fragile le famiglie di ora. Ed è tornare ad imparare questa grammatica, che ci porta a rimettere Dio al centro della nostra vita, perché l'amore è linguaggio che Dio ha posto in noi come ricchezza. L'amore, prima di essere una nostra scelta, è il linguaggio che Dio ho messo dentro di noi dall’origine. È un linguaggio che parla di noi e di lui nello stesso tempo. Noi siamo chiamati oggi a liberarci da un'idea consumistica della religione e ricondurre la religione al suo vero alveo, che è quello dell'amore. L’alveo vero dell'amore e della religione, vivere il linguaggio di Dio che quello dell'amore e della religione”.

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