Gli studenti del Pantini – Pudente a scuola di “Educazione al dialogo interreligioso”

CONFRONTARSI gio 12 dicembre 2019

Vasto “Non dobbiamo pensare tutti allo stesso modo, ma focalizzare le nostre differenze per crescere nella certezza di quello in cui si crede e nel rispetto dell’altro”

Attualità di Lea Di Scipio
2min
Gli studenti del Pantini – Pudenti a scuola di “Educazione al dialogo interreligioso” ©vastoweb.com
Gli studenti del Pantini – Pudenti a scuola di “Educazione al dialogo interreligioso” ©vastoweb.com

VASTO. Cosa significa dialogo interreligioso? Avvicinarsi alle altre fedi potrebbe intaccare la nostra identità? Come possono le religioni essere veicolo di pace? Come facciamo noi giovani ad interessarci e avvicinarci alla fede?

Queste e tante altre le domande che gli studenti dell’Istituto Pantini – Pudente hanno rivolto ai relatori del Tavolo per il dialogo interreligioso e la pace tra le culture di Vasto.

Quest’ultimo si è costituito nel 2013 e raccoglie rappresentanti delle religioni cristiana, cattolica e protestante, buddista Soka Gakkai e islamica.

L’occasione è stata quella delle Giornate Umanistiche organizzate dalla scuola e che stanno dando, in questi giorni, la possibilità ai ragazzi di confrontarsi con i “grandi temi dell’esistenza”, così come ci ha spiegato la dirigente Anna Orsatti (Leggi).

Ma non solo.

Tanti gli ospiti che si sono messi a disposizione, regalando suggestive ed emozionanti testimonianze, a partire dalle proprie esperienze.

Nella prima parte della mattinata dedicata al tema della “Educazione al Dialogo” del 12 si è parlato, quindi, di religione.

A farlo sono stati don Gianfranco Travaglini, Hafdi Hamid, Valerio Di Biase, Laura Palombaro, il pastore Luca Anziani e Padre Petru (Pietro) Bogdan Voicu.

“Ciascuno di noi deve imparare a conoscere l’altro, a cominciare dai propri vicini di casa. Bisogna essere curiosi. Ciò non significa intaccare la propria fede, ma rafforzarla attraverso la conoscenze delle altre, questo il messaggio giunto coralmente dal tavolo.

E ancora: non dobbiamo pensare tutti allo stesso modo, ma focalizzare le nostre differenze. Rompere quel guscio che ci chiude nei confronti degli altri per crescere nella certezza di quello in cui si crede e nel rispetto dell’altro”.

È emersa la necessità di un confronto, quindi, che non implica perdere qualcosa di se stessi: “noi per esempio ci conosciamo da sei anni, ma nessuno ha cambiato la propria fede, anzi, ci siamo arricchiti”, affermano con grande ironia.

Studenti attenti nell’ascolto, partecipativi e con tanta voglia di interagire.

Alla domanda “come possono le religioni essere veicolo di pace?”, il tavolo ha risposto: “realizzando i propri sogni e la propria felicità. La pace non si ‘parla’, si fa, collaborando. Nessuna religione incita alla violenza. Chi fa questo la sfrutta per creare conflitti”. I relatori incalzano l’argomento e aggiungono: “la religione non porta alla pace. Le religioni non sono veicolo di pace. Religione in latino significa legare e rilegare. La regola mi lega. Ciò che porta alla pace è la fede che è la risposta d'amore, la fede costruisce la pace. Dobbiamo dialogare partendo dagli interessi comuni e perseguendo un unico obiettivo, la felicità.

Avete il diritto di essere felici e la fede è la strada per trovarla. Noi siamo tutti qui per testimoniare questo, più che per inculcarvelo. Non si costringe ad avere fede, ma si attrae attraverso l’esempio e la testimonianza”.

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