Il fascino della Vasto sommersa: “Sarebbe un’ottima risorsa culturale e turistica”

Patrimonio storico mar 14 gennaio 2020

Vasto “Un insediamento portuale che doveva trovarsi nelle immediate vicinanze della battigia”

Attualità di Lea Di Scipio
2min
Il fascino della Vasto sommersa: “sarebbe un’ottima risorsa culturale e turistica” ©ASD Natura d'Abruzzo
Il fascino della Vasto sommersa: “sarebbe un’ottima risorsa culturale e turistica” ©ASD Natura d'Abruzzo

VASTO. Sabato 11 gennaio ha avuto luogo il primo dei tre appuntamenti organizzati dal Cai Vasto, in collaborazione con Italia Nostra e finalizzati a richiamare l’attenzione sulla tutela storico – naturalistica del territorio vastese.

La conferenza dal titolo “I resti archeologici subacquei del Porto Romano Histonium” è stata tenuta da Davide Aquilano, presidente della sezione di Italia Nostra del Vastese, Marco Rapino della Cooperativa Parsifal e da Guglielmo Di Camillo dell’Asd Natura Abruzzo.

“Siamo partiti dal video – racconta l’archeologo vastese - che è stato girato sia con il drone che con un sopralluogo subacqueo e che risale al 26 di ottobre (Leggi). Le condizioni di visibilità in quel caso sono state particolarmente eccezionali, date le difficoltà che di solito si incontrano in questi siti come in altri che si trovano nell’Adriatico. È ormai acclarato che è molto interessante e che conserva eccezionali reperti archeologici, murature di epoca romana del primo e secondo secolo dopo Cristo”.

Un’immensa ed inestimabile area sommersa su cui varrebbe la pena investire in quanto patrimonio culturale, ma non solo.

“Il passo successivo – continua Aquilano - sarebbe quello di conoscere bene la posizione dei resti nello spazio attraverso rilievi, una classificazione e una vera e propria schedatura, in maniera tale da riuscire ad interpretare meglio quale fosse la funzione e quali i vari edifici che componevano questo abitato, dato che si tratta di un insediamento che doveva trovarsi nelle immediate vicinanze della battigia e che, come oggi Vasto Marina, era posizionato vicinissimo al mare. Da quest’ultimo, ad un certo punto, è stato poi sommerso sicuramente per motivi di bradisismo, cioè per abbassamento del suolo”.

Cosa si ipotizza in merito alla funzione di questo abitato, ce lo spiega l’archeologo vastese: “un insediamento del genere in epoca romana non poteva svolgere una funzione balneare, di carattere turistico come avviene oggi. Quasi sicuramente si trattava di un’area portuale legata ai traffici mercantili”.

Ed ecco la supposizione su quanto fosse esteso: “sappiamo che i resti archeologici sono distribuiti di fronte al mare con una lunghezza di circa 700 metri e vanno dalla battigia fino ad arrivare a una distanza di circa 100 metri dalla costa, almeno da quello che si vede. Molto resti e materiali potrebbero essere anche sott'acqua”.

Un lungo cammino intenzionato alla valorizzazione di quest’area che, come sottolinea lo stesso Aquilano, “Italia Nostra conduce già da 2 anni, dal 2017 – 2018, nel corso delle due estati in cui ha anche organizzato delle attività di escursione sia subacquea che terrestre e che hanno riscosso una discreta partecipazione. Purtroppo non si possono programmare le escursioni in maniera precisa, a causa del problema della visibilità che raramente è adeguata alla scopo”.

Una risorsa culturale ed economica importante per Vasto ed è “questo il motivo che ha spinto anche il Consorzio Vivere Vasto Marina ad interessarsi e a richiedere ad Italia Nostra un incontro a dicembre alla presenza di quasi tutti gli associati e nel corso del quale è stata illustrata questa importante realtà archeologica che ha sicuramente tutti i requisiti e le caratteristiche per essere utilizzata sul piano della promozione turistica

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