«Prof., ma con il Coronavirus si muore?»

cronache dalla scuola gio 27 febbraio 2020

Vasto Da Vasto a Borgo San Lorenzo: vi racconto la scuola ai tempi del virus cinese

Attualità di Sara Del Vecchio
2min
Coronavirus, uso della mascherina ©Ragusa Oggi
Coronavirus, uso della mascherina ©Ragusa Oggi

BORGO SAN LORENZO. Da alcuni giorni in classe non si fa che parlare di Coronavirus. I toni a volte sono seri, molto spesso spaventati, talvolta ironici. Ne parlano i docenti per provare a capire e a far capire, ne parlano gli studenti che poco o nulla sanno ma che invocano l’Innominabile ad ogni starnuto o colpo di tosse. Gli insegnanti cercano sì di fare informazione scientifica, per quanto possibile e attenendosi a fonti ufficiali, ma soprattutto tentano di istruire adolescenti impanicati all’uso consapevole e critico dei mezzi di comunicazione. Facile, facilissimo incorrere in un’angoscia senza precedenti, chiedere all’unanimità la chiusura degli istituti scolastici, prevedere catastrofi fantascientifiche, ma è necessario mantenersi lucidi. Chi scrive è un’insegnante vastese trapiantata in Toscana, regione che ha già registrato alcuni casi risultati positivi al Coronavirus (uno a Pistoia e tre a Firenze, due di questi confermati dall'Istituto Superiore di Sanità). Anche qui, come altrove, i numeri con ogni probabilità cresceranno e anche qui, come altrove, il clima che si respira non è dei più sereni.

Al pari di molte città del nord, anche a Borgo, che dista circa 34 chilometri da Firenze, le persone sono abituate a spostarsi in treno e con gli autobus, molti studenti e molti insegnanti raggiungono la scuola senza un mezzo proprio. In un momento storico delicato come questo, la situazione spesso ci sfugge di mano. Scene surreali sono all'ordine del giorno, gente che ti guarda con fare sospetto se ti soffi il naso, giovani che si staccano dallo smartphone solo al suono di un colpo di tosse e nell'aria un costante profumo di disinfettante per ambienti.

Le scuole di ogni ordine e grado sono rimaste aperte secondo le istruzioni del Governo, sebbene questa decisione, anche fra gli stessi docenti, non sia stata poi molto gradita. Le argomentazioni dei favorevoli alla chiusura si basano principalmente sul noto proverbio secondo cui “prevenire è meglio che curare”, anche perché basterebbe una sola persona che circola abitualmente nei corridoi ad aver contratto il virus per mandare in crisi l’intera struttura scolastica. D'altra parte non è auspicabile nemmeno lasciare a casa migliaia di studenti in un territorio che fortunatamente non ha sviluppato focolai. Sicché, non resta che affidarsi alla speranza che il Coronavirus non ami studiare.

Gli occhioni spaventati di alcuni alunni che implorano rassicurazioni mostrano però come il problema non nasca fra i banchi di scuola: bisogna risalire alle famiglie. Anche fra gli adulti infatti l'emergenza, che è innegabile ci sia ma che a detta degli esperti è ancora gestibile, l'emergenza dicevo, ha assunto aspetti tragicomici. I supermercati sono stati depredati dei beni ritenuti dai più essenziali, almeno in tale circostanza. Introvabili candeggina, alcol, prodotti disinfettanti per ogni superficie. Per non parlare del miracoloso gel virucida per mani, l'Amuchina, che manco a pagarlo oro lo riesci a trovare. O forse sì, grazie agli sciacalli del web, ma questa è un'altra storia. Presi d'assalto scaffali di farina, pane a lunga conservazione e salse di pomodoro. Probabilmente l'intero paese di Borgo mangerà schiacciate fatte in casa per due mesi! E in farmacia sin dalla scorsa domenica troneggiano gigantografie che recitano: "mascherine esaurite".

Insomma, è naturale che se fra le mura domestiche non si riesce a direzionare la paura - giustificata, per carità - verso azioni di buon senso e vivere civile, tutto questo non può che avere conseguenze negative fra i più giovani. Ma se volessimo cercare il lato positivo della faccenda, potremmo dire che ad oggi gli insegnanti hanno uno strumento in più per richiamare gli studenti all'attenzione: lo starnuto!!! A patto che sia bello forte e con tanto di vocalizzo annesso. Provare per credere!

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