Perth, Fernando Desiati: “Siamo preoccupati e cerchiamo di restare a casa”

dal mondo lun 23 marzo 2020

Vasto “Io sono cittadino australiano, ma chi è qui per lavoro o in visto temporaneo, essendo i ristoranti chiusi, se la vedono molto brutta”

Attualità di Lea Di Scipio
2min
Fernando Desiati da Perth: “Siamo preoccupati e cerchiamo di stare a casa” ©personale - web
Fernando Desiati da Perth: “Siamo preoccupati e cerchiamo di stare a casa” ©personale - web

VASTO. Sono circa le ore 21 del 23 marzo in Australia mentre la nostra redazione parla via messenger con Fernando Desiati, vastese trapiantato a Perth da circa 7 anni e mezzo.

Qui in Italia sono le 11 del mattino, mentre lì è già sera e, alle loro 12, cioè a mezzogiorno, insieme alla Nuova Zelanda, il paese ha emanato le ultime dure restrizioni.

Un “lockdown”, quindi, forse tardivo dati gli affollamenti delle spiagge di Sydney negli ultimi giorni, nonostante l’invito a mantenere la “distanza sociale”, come ci spiega il nostro concittadino.

Verrebbe da dire che è l’ennesima conferma che poco si impara dall’esperienza altrui.

“Sono 140 gli infettati in Western Australia, di cui l’80% era di ritorno da vacanze in America o Europa. Finalmente hanno deciso di chiudere le frontiere tra gli stati. Qualcuno, nonostante fosse in attesa del responso, è comunque andato a teatro, per esempio. Questo dimostra che anche qui l’hanno preso troppo alla leggera”, racconta Desiati.

Da oggi restano chiusi gli ambienti pubblici, bar e ristoranti. Restano aperti i supermercati, i distributori di benzina, le farmacie e i servizi di consegna a domicilio: “Tutti gli sport sono stati sospesi già da una settimana (a parte il tennis), tutti gli eventi cancellati e a parte prestare attenzione a non toccare e a non toccarci si va ancora in giro, al mare e a fare sport individuale”.

Scuole aperte, invece, nel Nuovo Galles del Sud, per il momento, mentre nello stato di Victoria chiuderanno da martedì, anticipando di fatto le vacanze.

La scuola da noi ancora è ancora aperta anche se si registra già un’assenza del 20% negli ultimi giorni. Tutti, comunque, sono già pronti con il materiale, cartaceo e online, da dare agli studenti in caso di chiusura. Anche i piani d’azione da svolgere immediatamente in caso di riscontro di caso positivo sono stati organizzati”, sottolinea il vastese, padre di due figli.

E ancora: “Cresce la tensione ma rispettiamo la ‘distanza sociale’. Al momento stiamo meglio che a Melbourne e Sydney. Tutti sono in apprensione verso chi, come noi, ha amici e parenti in Italia. Ci chiedono sempre come stiano i nostri familiari”.

Come sta vivendo Fernando queste ore? Ecco un suo commento finale: Siamo preoccupati certo, evitiamo incontri e cerchiamo di stare a casa. L’isolamento fa paura, ma qui le case sono più grandi e quasi tutte con il ‘backyard’, ossia con spazio aperto dove si ha piscina, trampolini, basketball, scivoli, barbecue. La maggior parte delle famiglie ha doppio freezer e fatto già scorte. Al momento chiunque arriva per mare terra o cielo deve restare in auto isolamento per due settimane. La situazione è comunque instabile e ci sono cambiamenti ogni giorno. Siamo un po’ stressati. Io sono cittadino australiano e la mia situazione è diversa da chi è qui per lavoro e in visto temporaneo. Con i ristoranti chiusi loro se la vedono molto brutta”.

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