Turismo, lavoratori stagionali figli di un Dio minore: la rivolta dopo il diniego al bonus Covid
ABRUZZO. Turismo in ginocchio a causa del coronavirus e lavoratori stagionali messi anche peggio. Ma chi li tutela? «Avete rifiutato la mia richiesta bonus 600 euro da stagionale, ma sono a tutti gli effetti un lavoratore stagionale. I cavilli dei codici Uniemens sono una cosa assurda. Che c'entriamo noi coi contratti che ci stipulano? Grazie per averci lasciato senza soldi e probabilmente a lungo, dato che la stagione decollerà a fatica».
In questo sfogo, inviato da una lavoratrice che si ritrova senza nulla.
In una delle risposte negative pervenute ai diretti interessati dall'Inps. «La sua domanda non può essere accolta perché lei non risulta essere un lavoratore stagionale nei settori produttivi del turismo e degli stabilimenti termali». Insomma, lavoratori figli di un Dio minore?
«L'Inps non ha saputo dare nessuna spiegazione se non confermare che la domanda è stata respinta. Come singoli cittadini ci stiamo unendo e abbiamo anche scritto alle segreterie del Ministro del Lavoro Catalfo e al Ministro Franceschini ma al momento ancora niente.
La banalità sta proprio nel fatto che bocciano i lavoratori stagionali con la dicitura che non siamo lavoratori stagionali. È stato creato anche un gruppo Facebook intitolato Lavoratori stagionali in rivolta».
Insomma, vittime di contrattualistiche che non tutelavano affatto i loro diritti, forse perché si contava di rinnovarli di stagione in stagione senza problema alcuno, ma lo scoppio della pandemia ha sterilizzato le aspettative e posto un enorme problema sociale, oltre che di natura economica.
E’ chiaro che alla luce degli accadimenti occorrerà rivedere in toto l’impianto normativo del welfare per chi è anello fondamentale di una catena che vale molto del Pil italiano.