Trascorsi 6 anni da quando il cuore grande dei vastesi salvò 4 capodogli
VASTO. Era il 12 settembre 2014 quando avvenne l’incredibile scoperta dei 7 capodogli spiaggiati a Punta Penna.
Tre di loro, purtroppo, morirono, nonostante l’impegno dei tanti soccorritori che senza sosta tentarono di salvarli.
Gli altri 4, invece, presero il largo tra gli applausi emozionati delle migliaia di cittadini che quel giorno assiepavano l’arenile.
Oggi, a 6 anni da quel fatidico giorno, Marco Marra, coordinatore del gruppo consiliare Pd del Comune di Vasto, racconta ai nostri microfoni il progetto finalizzato a far “rivivere” ed “imprimere” quei momenti nella memoria dei cittadini, dei turisti, ma non solo. L’iniziativa prevede la concretizzazione di un’area dedicata, con la relativa esposizione degli scheletri, volta a divenire polo attrattivo per la ricerca e i tanti percorsi di approfondimento e sensibilizzazione di natura ambientale.
“Quanto accadde fu un evento tanto terribile quanto straordinario e, nonostante tutto, il bello di quei giorni risiede nella grande partecipazione di tantissimi cittadini che con il cuore in mano hanno contribuito a salvarne 4. Tra i tre che morirono si scoprì anche un feto di capodoglio ritrovato dall'Università di Teramo e da chi si occupò delle autopsia. La spiaggia di Punta Penna, infatti, divenne un vero e proprio laboratorio veterinario. L'idea che abbiamo lanciato come gruppo consiliare la covo già dal giorno dei seppellimento”, spiega Marra..
E ancora, entrando nel dettaglio della proposta aggiunge: “Bisogna recuperare gli scheletri per poter realizzare un museo che, ipotizzo, sarà a cielo aperto all'interno della stessa area della Riserva e che possa diventare un’attrazione in un momento in cui viviamo, tra l'altro, il dramma dell’incendio di Punta Aderci.
A seguito di quest’ultimo, infatti, c’è stata una grossa attenzione da parte delle istituzioni e della Regione, nonché la manifestazione della volontà e dell'impegno a voler valorizzare la Riserva. Un recupero del genere potrebbe stimolare nuove e tante progettualità. Siamo aperti a qualsiasi ipotesi, anche sulla base delle valutazioni che i tecnici faranno, ma proviamo ad immaginare che cosa potrà comportare tale recupero. Dal coinvolgimento delle scuole a quello delle università e della ricerca, dai benefici turistici a quelli dell’educazione all’ambiente in generale”.