Covid: “Disagio psichico in aumento anche se la dipendenza patologica migliora”
Vasto “Con la solitudine il problema che merita attenzione in questo momento è l’alcolismo”
VASTO. “La pandemia ha cambiato il modo di lavorare all’interno dei nostri servizi e le dinamiche relazionali con i nostri pazienti”.
A parlare è la dottoressa Antonietta Fabrizio, responsabile del Ser.D di Vasto, che ci ha fornito una panoramica del vastese su quella fascia di popolazione più debole.
Anche se il Covid è una malattia di tipo fisico, dunque, sembrano spuntare semi che presagiscono una grave crisi di salute mentale che va affrontata adeguatamente, specialmente da chi combatte già le proprie dipendenze patologiche.
Per gestire al meglio i fattori di stress, infatti, alcune persone ricorrono a diverse soluzioni “negative”, tra cui l'uso di alcool, droghe, tabacco, o assumono “abitudini” che possono, appunto, diventare patologiche, come il gioco d’azzardo, doping, internet e nuove tecnologie.
Sia le dipendenze da sostanze che quelle di tipo comportamentale sono fattori di rischio cruciali che determinano la salute pubblica e lo diventano ancora di più in una situazione particolare come quella correlata all’emergenza che stiamo vivendo.
Quest’ultima, inoltre, prevede un periodo di grandi chiusure e di forzata permanenza a casa che non aiutano di certo a fronteggiare il disagio, “anzi favoriscono l’insorgere di stati depressivi”.
E se sul fronte della tossicodipendenza ci sono stati miglioramenti per la carente disponibilità delle sostanze, “il problema che merita attenzione in questo momento è l’alcolismo, anche perché ci sono persone che vi virano dalle droghe, dato che l’alcol è facilmente reperibile nei supermercati”.
E ancora: “Per quanto riguarda i ludopatici, c’è chi era abituato a recarsi nelle sale slot, le cui porte chiuse hanno agevolato un certo miglioramento. Di contro ce ne sono tanti altri che giocano online e questi, purtroppo, non possono essere bloccati”, spiega la dottoressa.
Ma l’attività del centro non si è fermata, anche se il sistema di cura è stato costretto ad adattarsi: “Stiamo seguendo i pazienti in smart working e continuiamo anche con i lavori di gruppo. Cerchiamo di contattarli sempre anche se vengono a mancare quegli elementi fondamentali come la presenza e il contatto, l’espressione emotiva che si stabilisce con gli esperti o tra pari. La paura più grande, oltre che a quella per il virus, è la solitudine. Anche se possiamo vedere dei miglioramenti dal punto di vista della dipendenza patologica, nel livello psichico c'è il maggior disagio, dal quale, per uscirne, si va alla ricerca di qualcosa che possa incrementare la dopamina, che fa percepire all’individuo una sensazione di piacere e appagamento”.