​Uscire dalla violenza si può: “A Vasto 51 donne sono in un percorso di sostegno strutturato”

no agli abusi mar 24 novembre 2020

Vasto Intervista a Licia Zulli, responsabile del Centro Antiviolenza DonnAttiva di Vasto, e a Maria Grazia Spadaccini, psicoterapeuta del Centro DonnAttiva

Attualità di Lea Di Scipio
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​Uscire dalla violenza si può: “A Vasto 51 donne sono in un percorso di sostegno strutturato” ©vastoweb.com
​Uscire dalla violenza si può: “A Vasto 51 donne sono in un percorso di sostegno strutturato” ©vastoweb.com
Uscire dalla violenza si può: “A Vasto 51 donne sono in un percorso di sostegno strutturato”

VASTO. “Il messaggio che vorremmo lanciare oggi è soprattutto quello della possibilità di uscirne, perché la violenza può esserci, ma bisogna pensarla anche come fase transitoria della propria vita e che per questo non dura per sempre. Spesso si parla di storie che finiscono male, ma tante sono le testimonianze di chi ce l’ha fatta”.

Nella Giornata contro la Violenza sulle Donne l’incontro con Licia Zulli, responsabile del Centro Antiviolenza DonnAttiva di Vasto, e con Maria Grazia Spadaccini, psicoterapeuta, è ricco di speranza.

Sì, perché le donne che ogni giorno combattono contro gli abusi hanno un grande bisogno di trovare la forza di reagire, nonostante i dati del periodo di emergenza, che stiamo affrontando da marzo scorso, restituiscano un quadro non proprio incoraggiante. “Sono aumentati notevolmente i casi di maltrattamento domestico e, purtroppo, anche a Vasto siamo in pieno allineamento con l’andamento nazionale”, spiega Zulli.

Il servizio è comunque andato avanti in maniera costante e oggi “ha in carico ben 51 donne impegnate in un percorso di sostegno strutturato per uscire dal vissuto di violenza, sia psicologico che, per alcune, di inserimento lavorativo, grazie al progetto Eva, per il quale attualmente stiamo raccogliendo le adesioni da parte delle imprese private che intendono partecipare”. Inoltre, soprattutto con il primo lockdown, è venuto alla luce il grande problema delle aree regionali più interne da cui sono arrivate tante chiamate. Non tutte si sono tradotte in percorsi in presenza a causa della difficoltà nel raggiungere la costa per la mancanza di collegamenti. Altra criticità è rappresentata dalla carenze di case di transizione utili nel gestire al meglio l’allontanamento da casa, ma per le quali stiamo dialogando con la Regione”.

E infine, Spadaccini spiega “come riconoscere le varie forme di violenza, da quella psicologica, più sottile, a quella fisica, facilmente riconoscibile per via dei evidenti segni che lascia”, evidenziando anche come siano trasversali alle classi sociali. Nonché sottolinea i limiti e la fatica di una gestione a distanza, “poiché il contatto e l’interazione fisica risultano sempre fondamentali in una relazione di cura e di fiducia”, assicurando che l’attività di assistenza, però, non si è mai interrotta.

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