Tragedia Rigopiano, Mario Tinari: "La legge faccia il proprio dovere condannando i responsabili"
VASTO. "Ieri c'è stata la prima udienza del processo d'appello riguardante i fatti della tragedia di Rigopiano (Leggi). La Procura ha fatto ricorso, insieme a ministero della giustizia e Anmil, non soddisfatta dell'esito del primo grado di giudizio, rafforzando e mettendo in evidenza le precedenti tesi, ovvero le tante mancanze da parte di più enti e persone addetti all'incolumità dei cittadini. Nel primo grado sembrerebbe che il giudice abbia tralasciato alcuni aspetti o che ci siano state troppe superficialità, evidenziandolo come 'fatto non prevedibile'. Certo, le valanghe non accadono tutti i giorni, ma quella straordinaria nevicata doveva mettere in allarme chi di competenza. E qualcosa di disastroso è infatti avvenuto. La Procura ha posto di nuovo la sua lente d'ingrandimento sulla mancata presa di provvedimenti, dalla chiusura dell'hotel alle misure di evacuazione, dalla pulizia o chiusura della strada, e poi ancora dalla prefettura che si è riunita in ritardo, alla provincia che non si è attivata, a mezzi spazzaneve che non erano disponibili o non si trovavano. Sono state tante le richieste di aiuto che sono, però, rimaste inascoltate e nessuno ha mosso un dito. Addirittura qualche brogliaccio è successivamente sparito, nonché relativo proprio a quelle telefonate di allarme partire dall'hotel".
A parlare è Mario Tinari, il papà di Jessica, presente ieri in corte d'Appello a L'Aquila, insieme ai familiari delle 29 vittime che sei anni fa hanno perso la vita nella tragedia di Rigopiano (Leggi). In primo grado 5 furono le condanne e 25 le assoluzioni. Ora si è aperta la seconda battaglia che i familiari sperano ribalti la prima sentenza.
11 le udienze che si svolgeranno ogni mercoledì fino al pronunciamento definitivo previsto il 9 febbraio 2024.
"Da questo processo ci aspettiamo che vengano accertare definitivamente le responsabilità. Le colpe ci sono, noi familiari possiamo immagine di chi siano, ma non spetta a noi stabilirlo. Ci aspettiamo che la legge faccia il proprio dovere condannando i responsabili. Il nostro dramma non avrà mai fine. Ci siamo uniti in un unico comitato perché lo stiamo vivendo tutti, ci accomuna. Ci confortiamo a vicenda. Quello che abbiamo subito è un dramma senza fine al quale si può solo sopravvivere. Nel nostro caso Jessica era l'unica figlia e ogni giorno tiriamo avanti senza obiettivi e la prospettiva di un futuro".