L’Alto Vastese genera artisti, il poeta Silvano Fantilli racconta "La mia terra"

cultura ven 18 novembre 2022
Cultura e Società di Lorezo Salerni
3min
L’Alto Vastese genera artisti, il poeta Silvano Fantilli racconta "La mia terra" ©Personale
L’Alto Vastese genera artisti, il poeta Silvano Fantilli racconta "La mia terra" ©Personale

SCHIAVI DI ABRUZZO. Le piccole località del nostro territorio spesso sono rinomate per le loro bellezze e sentite tradizioni. Molte volte generano anche personalità capaci di comunicare con la propria arte queste caratteristiche istaurando con la loro terra d’origine un forte legame.

Questo è il caso di Silvano Fantilli, l’artista abruzzese originario di Schiavi d’Abruzzo,  reduce dalla sua ultima dimostrazione di grande poetica chiamata: “La mia terra (Il riscatto - Volume III)”.

Già da nome si può evincere il richiamo ai luoghi d’origine dell’autore classe 1966.

Al centro ci sono l’Abruzzo ed anche il Molise con le loro montagne e tramonti, in cui l’architettura, composta da aspetti tecnici ed artistici, l’amore per la natura, i rimandi dall’attualità ed i ricordi di esperienze vissute ne fungono da padroni.

Fantilli nasce ad Agnone, comune della provincia di Isernia, dopo un duro viaggio dalla frazione di Valli di Schiavi d’Abruzzo dove la famiglia abitava, posto a cui rimarrà sempre legato.

Nel paese dell’Alto Vastese trascorre la sua adolescenza e più tardi consegue la laurea in Architettura nell’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara, nella cui città poi intraprende il lavoro di architetto interior e product designer e agente di commercio settore arredamenti. Da lì a breve fonda SF rappresentanze e progettazione per Abruzzo e Molise. Dopo un periodo a Roma, stringe dopo il 2000 nuove collaborazioni e fonda  La Perla Designer. Da alcuni anni, però,  a causa di problemi di salute ha fatto ritorno a Schiavi d’Abruzzo abbracciando così una condizione di pace in cui dedicarsi alla poesia e scrittura.

È principalmente da questo contesto idillico e montano che Silvano Fantilli è stato ispirato.

La mia terra perché  ad essa è collegata la mia esistenza. Sono le zone dell’Alto Vastese in cui ho vissuto tra tutte le gioie ed in particolare i dolori, essendomi un periodo distaccato dalla mia terra natìa per questioni lavorative”, ha spiegato alla redazione di Vastoweb il poeta di Schiavi a propositodell’attaccamento ai propri luoghi d’origine.

Io non mi definisco un architetto, ma un creatore di mondi. Per me il fare poesia e creare un progetto hanno lo stesso significato”, ha voluto precisare l’architetto e designer Fantilli ai nostri microfoni.

Risale al periodo delle scuole superiori che ho frequentato a Scerni e poi - ha dichiarato ricordando l’inizio della sua passione per la poesia con il passare del tempo è maturata. Ora nei miei ultimi componimenti sembra che ogni singolo vocabolo vorrebbe quasi da solo racchiudere l’intera poesia”.

Nel corso dell’intervista il poeta non ha nascosto la sua riconoscenza verso Vasto considerata “la mia città adottiva e che porterò sempre nel cuore”. “L’ho frequentata per alcuni anni per amicizia e eventi culturali ed un periodo - ha voluto poi aggiungere - mi ci ero anche trasferito”.

Nei primi due dei suoi tre volumi, rappresentanti le varie fasi della sua vita in cui la terra ne fa da filo conduttore, tratta l’inizio della sua poetica esistenziale e tematiche più sentimentali. 

La sua terza ed ultima opera, invece, pubblicata lo scorso anno  con Infilaindiana Edizioni,  affronta temi più forti e scomodi e si intitola “Il riscatto”, questo perché “rappresenta una sorta di rinascita o se vogliamo un nuovo inizio come persona e modo di essere. A Roma non mi sono trovato bene ed il fatto di essere poi ritornato nei miei luoghi è stato, appunto, un riscatto per me”. 

Con quest’ultimo volume ho deciso di concludere questa trilogia. Ad ora sto lavorando - ha dichiarato Fantilli sulle sue opere future - ad una storia antropologica e sociale di una società scomparsa a partire dalla fine degli anni ‘60 dal nome “La saga di  Pischialta”. Sto anche scrivendo “Sotto questo cielo non vedo più la luce”, un’opera poetica legata al mio periodo difficile di disabilità, per la mia semi cecità, in cui con sguardo creativo racconto un mondo visto da un’altra prospettiva”.

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