Il santuario di Canneto tra storia e bellezza, raccontata dal maestro Nicola Di Blasio

Atmosfere sab 20 aprile 2019
Cultura e Società di Eliana Ronzullo
3min
Madonna del Canneto ©Italiavirtualtour.it
Madonna del Canneto ©Italiavirtualtour.it

SANTA MARIA DI CANNETO. Siamo ormai vicini alla Pasqua la primavera bussa alle finestre, il freddo dell’inverno tra non molto diventerà un ricordo e la voglia di uscire, stare all’aria aperta e fare una piccola gita con la famiglia o gli amici, sta diventando impellente.

Tra i tanti posti che si possono visitare in Molise oggi vorremmo consigliarvene uno dei più suggestivi e colmo di religiosità: Santa Maria di Canneto.

Per molti di noi si tratta di un posto colmo di ricordi perché legato alle tante gite fatte con la parrocchia durante l’infanzia, al solo nominarlo si mette in movimento lo straordinario meccanismo del nostro cervello che gestisce i ricordi e che trasforma in qualcosa di dolcissimo tutto quello che accadeva durante la nostra fanciullezza.

Ecco perché vorremmo consigliare a tutti i molisani, notoriamente poco avvezzi al jet-set, di andarci e di portare i loro figli, in modo che anche loro possano immagazzinare qualcosa di bello nella scatola dei ricordi, un bel pomeriggio con i genitori in una giornata di sole a contemplare il risveglio della natura e a ritirarsi in una quieta religiosità, magari dopo aver mangiato un bel panino e sorseggiato una bibita.

Perché come ha detto N. Gasbarro: ”A Canneto non si passa mai per caso ma si è sempre “pellegrini” verso qualcosa di grande e di sublime, capace di rimettere in moto la volontà di cambiare il senso della propria vita e il suo impatto con la storia sociale.”

Forse non tutti sanno però che Canneto è anche colmo di storia come spiegato da Nicola Di Blasio docente presso la scuola primaria “G. Paolo II” a Termoli, forse tra i più profondi conoscitori di questo santuario anche perché legato ad esso dalla nascita, infatti la sua casa paterna si trova sulla balza, che è il “belvedere” di Roccavivara sul Trigno e Canneto.

Un amore profondo e indissolubile tanto da spingere il futuro dottore Nicola Di Blasio a scegliere una tesi di storia moderna su Canneto, ma che si può percepire anche dall’enfasi delle sue parole quando si entra in argomento.

Ci spiega nello specifico Di Blasio che il santuario sorge sui resti di una Villa romana del I secolo d.C. costruita su un pianterreno sostenuto da una costruzione megalitica, sono infatti presenti vari reperti emersi da recenti scavi archeologici.

Di pregevole valore storico-artistico è la chiesa di Santa Maria in Canneto, costruita nella omonima contrada, così denominata per la sua vicinanza al fiume Trigno, zona quindi ricca di canneti.

La chiesa venne costruita su un luogo di culto già esistente, e, sebbene non sia chiara la data della sua costruzione, la prima notizia dell'edificio è databile intorno al 706, come testimoniato da un documento nel quale il duca Gisulfo I di Benevento fa dono della chiesa ai monaci benedettini di San Vincenzo al Volturno.

Potremmo continuare per ore a parlare con il maestro Nicola come gli piace farsi chiamare dai suoi studenti sono infatti bellissimi i riferimenti a storie di quotidianità e culturali dei paesi limitrofi al santuario e tantissime le traversie storiche che ha attraversato in circa duemila anni.

Una passione enorme che ha spinto il dottor Di Blasio ha catalogare le sue ricerche in un libro “Santa Maria di Canneto. Un bene culturale molisano”.

Bellissima la descrizione che ne dà G. Di Lisa: «Il lavoro di “scavo”, compiuto dall’Autore in questi ultimi venti anni, è paragonabile al viaggio delle acque delle nostre “fontanelle”: compaiono nei minuscoli pianori della nostra montagna, dissetano i viandanti, fanno verdeggiare le sponde, per poi infiltrasi tra le rocce, percorrere misteriose vie sotterranee, per depositare le impurità, per arricchirsi di sali minerali e risorgere fresche a valle, per dissetare e bonificare ancora e per più volte, persone e verdeggianti fazzoletti di terreni ortivi, prima di confluire nel Trigno».

Di nostro possiamo dire “umilmente” di avere apprezzato il lavoro di una “vita” con tutti i riferimenti sociali e storici di una terra, la nostra, che non sempre viene valorizzata come dovrebbe.

Un ringraziamento dunque al maestro Nicola e a tutti quelli come lui che riescono ad amare e a diffondere la loro passione, per far comprendere alle altre persone quanto siano profonde e importanti le nostre radici.

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