Molestie sessuali, cosa succede dopo il caso Weinstein?

lun 06 novembre 2017
Editoriale di redazione
3min
Molestie sessuali, cosa succede dopo il caso Weinstein? ©n.c.
Molestie sessuali, cosa succede dopo il caso Weinstein? ©n.c.
VASTO. E’ stato un incontro insolito, quello a cui abbiamo partecipato. Insolito perché abbiamo chiesto ad alcune donne di riunirci online per scambiarci i propri pareri sul caso Weinstein, ultimo grande scandalo nel mondo dello spettacolo. Ripercorriamo in un sunto il Focus. Harvey Weinstein, 65 anni, produttore cinematografico americano, è stato denunciato da oltre 80 attrici, modelle ed ex dipendenti per molestie sessuali. Tra i grandi nomi Asia Argento, Annabella Sciorra, Mira Sorvino e tante altre donne che hanno trovato il coraggio di parlare a distanza anche di parecchi anni. Ed è così che vogliamo capire cosa ne pensano le donne comuni, quelle vicino a noi, le amiche e le conoscenti di casa nostra, di diverse età. All’inizio c’è stato un approccio rilassato e amichevole ma, una volta intrapresa la conversazione e man mano che la discussione ha preso forma, gli animi si sono accesi ed è nato un vero e proprio dibattito. Inutile dire che i pensieri e le opinioni riscontrate non sono stati unanimi, ma, per la maggiore, si sono suddivise in due gruppi che abbiamo chiamato le “Anti violenza per eccellenza” e le “Anti violenza con riserva”. “Anti violenza con riserva” perché queste donne affermano che non si può parlare di una vera e propria violenza sessuale visto che chi entra nel mondo dello spettacolo già sa a priori come funziona e la violenza risulta solo come uno “scambio di piaceri”, sesso in cambio della carriera, della fama e dei soldi. Questo gruppo di donne sottolinea che la vera e propria violenza sessuale (vedi il caso della ragazza polacca stuprata a Rimini) è ben diversa dalla richiesta sessuale che le donne in carriera incontrano e accettano durante il loro percorso di crescita professionale e che, a distanza di anni, e soprattutto dopo aver raggiunto il loro scopo, queste denunce risultano fuori luogo e ipocrite. Poi invece ci sono le “Anti violenza per eccellenza”, cioè quelle donne che si arrabbiano di fronte a certe affermazioni, perché per loro la violenza è una forma totalizzante: fisica, verbale e psicologica e mai ammissibile. Nel caso specifico ritengono che queste donne con cognomi famosi hanno subito vere e proprie molestie sessuali, perché messe in una situazione scomoda e violentate psicologicamente prima e fisicamente poi, e che non sono state in grado di difendersi perché rese deboli. Allora la domanda provocatoria fatta è stata: “Ma nel momento che si calano le barriere, diventa uno scambio: proposta-decisione-accettazione? perché parlare solo dopo e dopo tanti anni?”. Le donne rispondono che chi subisce violenza è paragonabile a un tossico o a un alcolista, sentono in colpa non riuscendo a metabolizzare, né accettare e neanche a parlare, è un percorso lungo, soprattutto se la violenza è stata subita in giovane età, ma che, con il passare del tempo e con le varie esperienza di vita, subentra una maturazione e una visione diversa che porta la donna violentata a trovare il coraggio di parlare e di denunciare. Ed è questo il processo che avrebbe spinto Asia Argento a parlare, facendo sentire in qualche modo, protette e non più sporche tutte le altre che, come lei, hanno subito la stessa esperienza da parte dello stesso produttore. Non dimentichiamo, però, che sarà anche vero che il mondo dello spettacolo è contornato da tentazioni, droga, sesso e violenza, ma è anche vero che, purtroppo, le prime forme di violenza ci sono proprio nelle famiglie e noi da questa inchiesta abbiamo con rammarico riscontrato che ancora adesso non si parla per vergogna, per paura, per timore e molte donne, infatti, hanno preferito abbandonare il gruppo di discussione online senza volere neanche ascoltare e questo è un chiaro segnale che c’è chi preferisce non parlare e non sapere e l’abbandonare la discussione è già un’amara risposta. Debora Rotondo

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