Europa matrigna sulle concessioni balneari, verso la procedura d'infrazione

Messa in mora ven 04 dicembre 2020
Flash News di La Redazione
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Spiaggia di vasto Marina, foto d'archivio ©We Playa
Spiaggia di vasto Marina, foto d'archivio ©We Playa

ROMA. Europa matrigna sulle concessioni demaniali marittime e balneari, come ha reso noto ieri l'Ansa, «La Commissione Ue ha inviato una lettera di messa in mora all'Italia sulle concessioni balneari. "Gli Stati sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (come le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e con procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi", al fine di "fornire a tutti i prestatori di servizi la possibilità di competere per l'accesso a tali risorse limitate, di promuovere l'innovazione e la concorrenza e offrire vantaggi a consumatori e imprese", scrive Bruxelles.

Bruxelles ricorda che, in una sentenza del 14 luglio 2016, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che la normativa e la pratica esistente a quel tempo in Italia di prorogare automaticamente le autorizzazioni delle concessioni balneari erano incompatibili con il diritto dell'Unione. "L'Italia non ha attuato la sentenza della Corte", sottolinea Bruxelles. "Inoltre da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l'assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell'Unione", spiega. L'Italia ha 2 mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate dalla Commissione, dopodiché Bruxelles potrà passare alla seconda tappa della procedura d'infrazione, inviando un parere motivato».

Immediata la replica del Sib, «Riservandoci una valutazione più approfondita allorquando potremo leggere la richiesta di chiarimenti al Governo italiano da parte della Commissione Europea sulla legge nr. 145 / 2018, non possiamo non rilevare che il comunicato stampa odierno che l’annuncia sia lacunoso, contraddittorio e offensivo.

Lacunoso perché la Commissione accuratamente non menziona la necessità di tutelare il legittimo affidamento delle aziende attualmente operanti contenuta nella citata sentenza della Corte di Giustizia.

A tal proposito, giova ricordare che le sentenze della Corte sono vincolanti, oltre che per gli Stati, anche per la stessa Commissione.

E’, inoltre, contraddittorio nel contestare l’incertezza giuridica che sarebbe stata creata dalla legge nr. 145\2018 che, al contrario, da certezza al settore, favorisce gli investimenti bloccati e avvia un processo di riforma.

E’, infine, un comunicato offensivo per l’ingerenza, del tutto irrituale, su aspetti di esclusiva competenza statale, come la redditività delle concessioni.

Siamo certi che il Governo e il Parlamento saranno uniti nel difendere una legge approvata all’unanimità e recentemente ribadita con il dl nr. 34/2020 e con il dl nr. 104/2020.

Ci aspettiamo che si ricordi alla Commissione Europea di essere rispettosa delle prerogative nazionali e, soprattutto, della sentenza della Corte di Giustizia del 14 luglio 2016 che ha riconosciuto la tutela del legittimo affidamento delle aziende balneari attualmente operanti.

Saremo vigili ed attenti affinché ciò avvenga con la forza, la serenità e la consapevolezza che la tutela del diritto alla continuità aziendale dei balneari costituisce un interesse del nostro Paese nel fornire, in questo momento storico più che mai, quei servizi di qualità ed eccellenza che l’Europa e il Mondo ci invidia», scrive il presidente nazionale Antonio Capacchione, che riafferma: «I balneari si aspettano che il Governo difenda la legge italiana e la balneazione attrezzata del nostro Paese». Il braccio di ferro continua.

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