"Non siamo eroi oggi, ma professionisti 365 giorni l'anno"

la lettera ven 10 aprile 2020

Vasto "Non voglio essere un eroe oggi ed essere dimenticato quando tutto sarà finito"

Lettere al direttore di La Redazione
2min
Infermieri: "Voi restata a casa, noi stiamo in corsia" ©Vastoweb
Infermieri: "Voi restata a casa, noi stiamo in corsia" ©Vastoweb

VASTO. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Daniele Leone della Cgil:

"Ill.mo Signor Presidente,
In questi giorni sui media, in televisione, sui web ci chiamano "eroi".
Non sono eroe solo in questa fase emergenziale, io sono un “professionista" 365 giorni all’anno, mi prendo cura della sofferenza dei malati con la mia professionalità, domeniche e festività incluse.
Noi ci prendiamo cura dei malati in tutti i luoghi e in qualsiasi struttura, sia a domicilio che nelle strutture sanitarie pubbliche, private convenzionate, fino ad arrivare alle Rsa, Ra, Casa.
Non voglio essere un eroe oggi ed essere dimenticato quando tutto sarà finito.

Io sono un infermiere con alle spalle molti anni di esperienza lavorativa, trascorsi in diverse strutture sanitarie. E come tutti miei colleghi infermieri e non voglio dimenticare in questa fase emergenziale il prezioso lavoro di tutti a partire dagli oss, gli addetti alle pulizie, alle mense, alla manutenzione, ai centralini, alla lavanderia, portineria, non voglio dimenticare i colleghi tecnici di radiologia e dei laboratori analisi, gli ausiliari, gli educatori dei Centri psichiatrici, etc... (meritano un capitolo a parte i medici), come tutti i miei colleghi, non siamo in prima linea e lo siamo tutti i giorni per 24 ore al giorno.

Noi operatori, ogni giorno rischiamo le nostre vite.
Siamo noi a vivere in prima persona e sulla nostra pelle questa difficile emergenza.
Siamo noi che ogni mattina ci svegliamo presto per recarci nelle strutture sanitarie per dare il cambio in corsia e non nego che appena chiudo la porta di casa sento il mio cuore arrivarmi in gola e si spezza di dolore ogni volta che mi sento dire dai miei figli "papà fai molta attenzione".

Quando poi sono in corsia tra camice, copricapo mascherine, occhiali e guanti e mi guardo allo specchio l'unica parte del corpo che riesco a vedere, sono i miei occhi e le mie rughe che sono ormai dei solchi, cerco di dare la colpa al virus che ti fa lavorare con l’adrenalina in corpo ma poi ti ricordi che sono trent'anni che lavori in corsia e ripensi che in tutto questo tempo non hai mai avuto veramente paura e che questa è la prima volta che la avverti!!

In questi trent'anni, in realtà, non è la prima volta che rischio sulla mia pelle di portare qualcosa a casa che poi difficilmente sarà curato. Ogni giorno il nostro nemico è silenzioso, il più delle volte invisibile e quando diventa riconoscibile per noi è già tardi.

Ho visto in questi trent'anni colleghi piangere per aver dovuto prendere terapie post esposizione ad una goccia di sangue che avrebbe potuto cambiargli la vita.
Quante volte siamo stati fortunati, ma non sempre va così."
Daniele Leone Infermiere CGIL FP

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