“Covid, curare già da casa”: parola del dottor Cavanna, eroe della lotta all’epidemia per il Time

L'osservatorio mar 02 marzo 2021
Spalla di Claudio de Luca
3min
“Covid, curare già da casa”: parola del dr. Cavanna, eroe della lotta all’epidemia per il “Time ©Gabriele Micalizzi/Cesura
“Covid, curare già da casa”: parola del dr. Cavanna, eroe della lotta all’epidemia per il “Time ©Gabriele Micalizzi/Cesura

Oramai sono in tanti ad esserne convinti: talvolta, di Covid, si finisce col morire prima. I medici di trincea (quelli della Sanità ‘territoriale’) l’hanno imparato presto; e, perciò, sono in tanti a sostenere che occorra curare subito, già da casa. Il messaggio è chiaro ma, purtroppo, non è stato apprezzato da certe orecchie e la lotta all'epidemia ha finito col dimostrarsi più lunga del previsto. Insomma i vaccini, da soli, potrebbero non essere sufficienti ove non si cammini con la gamba che consente di curare chi si ammala innanzitutto con terapie domiciliari.

Lo sostiene il dottor Luigi Cavanna, Primario di oncoematologia dell'ospedale di Piacenza, pioniere in Italia delle cure domiciliari precoci contro il Covid. Il ‘Time’ gli ha dedicato una copertina, qualificandolo “eroe della lotta all'epidemia”, sin dai mesi bui della prima ondata. Il premier Mario Draghi sembra averne preso atto, ed ha concluso in tal senso il suo discorso per la fiducia al Senato, ribadendo che la riforma della medicina del territorio dev’essere tra i punti-chiave della nuova Sanità pubblica.

“Spero sia la volta buona. Una nuova medicina territoriale deve avere a regime l'approccio per tutte le malattie croniche, da quelle cardiovascolari a quelle oncologiche. Ma per rivedere il sistema - ribadisce Cavanna - occorre ripensare il ruolo dei medici ospedalieri e quello dei cosiddetti medici di base. Entrambe le categorie non possono più pensare di lavorare: i primi, standosene chiusi in un ospedale; i secondi reclusi per ore nel proprio ambulatorio”.

Qualcuno dovrà spiegare perché, dapprincipio, nessuno abbia voluto curare questo terribile virus, affrontandolo nell’immediato. I medici di una volta hanno sempre insegnato che i mali non vanno trascurati. Invece, quando all’orizzonte si è delineato il Covid, si è passati alla illogicità della cosiddetta attesa vigile. Oramai sono veramente in tanti a domandarsi perché i malati non furono curati a casa immediatamente e per quali motivi si preferì aspettare che se ne aggravassero le condizioni per poi ricoverarli in ospedale quando oramai era troppo tardi. Al dottor Cavanna piace rammentare quando, ai primi tempi dell’epidemia, si recò a far visita ad una donna a casa.

Piacenza è poco distante da Codogno; Angela viene tenuta a casa e, curata nel suo letto, guarisce. Fu da quel momento che quel medico prese a seguire oltre 500 malati, tutti a domicilio ed a cadenza quotidiana. Nessuno gli è mai morto fra le mani.

Lentamente la stessa esperienza è stata fatta da centinaia di altri colleghi, e tutti hanno potuto accertare che il modo migliore per salvare quei pazienti è potuto essere il contrario di ciò che fino ad allora veniva praticato. Insomma non bisogna aspettare che il paziente si aggravi; bisogna recarsi subito nella casa di ciascuno per somministrare le cure; ciò, naturalmente, prima che il virus abbia a provocare effetti devastanti, non più assoggettabili a recupero. Tra l’altro tanti di questi medici territoriali avevano cominciato a scambiasi informazioni, scoprendo di essere pervenuti – ciascuno per proprio conto – alle medesime conclusioni.

Purtroppo, pure avendone riferito alle varie Autorità sanitarie, nessuno ha mai dato un fondamento ai loro convincimenti. Il primo appello risale al 2020, quando l’Aifa mise – nero su bianco - che la cosa migliore da fare è la vigile attesa, cominciando col trattare i sintomi febbrili. Poi sono stati in tanti a convincersi che i malati di Covid vanno curati per tempo, come si fa per tutti gli altri malati.

Se un minimo di incertezza poteva essere tollerata all’inizio, è difficile giustificare tanto attendismo a distanza di tempo quando si persevera ancora nello snobbare le cure domiciliari, deridendo chi le propugni, seppure si tratti di stimabili professionisti. Allo stesso modo è stata snobbata la cura a mezzo delle monoclonali che ha guarito persino Trump e che vengono prodotte a Latina. Tutto ciò posto sarebbe il caso di domandarsi, purtroppo col senno di poi: se il Covid poteva essere curato preventivamente, perché non intervenimmo con le modalità del dottor Cavanna? Cos’è che ostò?

Claudio de Luca

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