​Politica locale: la macchina dei desideri e quella della verità

Corsi e ricorsi mer 06 marzo 2019
Spalla di Claudio de Luca
2min
David Hume ©theatlantic.com
David Hume ©theatlantic.com

VASTO. Che cosa sono i desideri? I versi di una vecchia canzone dicevano che sono come i sogni. In verità, non è facile darne una definizione sotto il profilo scientifico; e ciò proprio a causa dei suoi aspetti che spaziano dai bisogni alle pulsioni sino ai desideri immateriali (che, molto spesso, sono quelli esternati a piene mani dagli uomini politici). Per di più, ce ne sono alcuni, di cui siamo consapevoli, ed altri inconsci, che possono manifestarsi in forma paradossale (come la repulsione che attrae il protagonista del film “L’oscuro oggetto del desiderio”).

Già David Hume sosteneva che, allorquando appetiamo qualcosa, proviamo pure un’emozione nonché una propensione verso di essa. Ed è proprio l’emozione che contribuisce a far diventare “reale” quel desiderio, a connotarlo ed a fornirgli quella pregnanza che non sarebbe stato possibile realizzare se esso fosse limitato alla sfera cognitiva. Pure “incarnare” quanto si è desiderato è una caratteristica del politico, soprattutto quanto questi se ne stia all’opposizione, seduto su scranni (scomodi sì) da cui è più facile scrivere sogni per gli elettori, elaborando progetti che forse non si avrebbe il tempo di predisporre se si fosse assillati dalle urgenze della gestione quotidiana. Per di più i desideri di rivalsa del politico rimangono necessariamente collegati alla comunità che gli ha dato i natali e che egli vorrebbe ridipinta a nuovo, tetràgona nella guida del circondario, insomma né più né meno che quella sognata da bambino

Or bene, avere sogni (ed aspirazioni) di questo genere è pienamente legittimo, ma pure sussiste – nei comportamenti di chi li abbia posti sotto gli occhi della pubblica opinione – un che di deviante e di intellettualmente poco onesto. Un Comune rimane limitato dai propri vincoli finanziari. Perciò riesce del tutto facile l’attività onirica a chi milita all’opposizione come pure riferire dei contenuti del “libro dei sogni” approntato in proposito. In sostanza, cosa ci può costare asserire che la strada principale del Paese deve essere pavimentata con il granìto, se poi non sappiamo dove prendere i soldi per farlo? Questi atteggiamenti sono comuni alla gran parte dei centri molisani dove raramente si assiste ad una minoranza consiliare, lontana dal sognare, che (sempre che lo sappia fare!) prenda a contrastare l’Esecutivo sugli atti amministrativi varati quotidianamente. La verità è che è molto semplice utilizzare la macchina dei desideri per fare politica spicciola, quando sarebbe ben più difficile prodursi con quella della verità.

Questo ‘excursus’ sui sognatori rinvia ad uno stato di tensione utile per raggiungere l’oggetto ideale, o idealizzato, perché la passione ed il desiderio generano un turbamento spesso inconscio, un’affannosa ‘rècherchedell’oggetto ambìto, una dipendenza che domina l’esistenza, così come la droga fa con il tossicomane. Di qui certi scontri verbali (e giornalistici) che un capo ed una coda ce l’hanno soltanto perché entrambi sono stati “costruiti” intorno ad un certo argomento. La verità è che certi stati mentali sono caratterizzati da una componente emotiva, più o meno forte, nonché dall’aspettativa di raggiungere un fine (in altre parole un “rinforzo”, materiale od immateriale che sia). Perciò sarebbe ben più interessante scoprire quali possano essere i fini che si propongono, qua e là, i nostri facitori di sogni. Così funziona la macchina dei desideri; quella che, quasi sempre, viene manipolata da persuasori (neppure tanto occulti) per farci apparire desiderabile quel che potrebbe essere irraggiungibile e banale quello che sarebbe alla portata delle nostre mani.

Claudio de Luca

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