Dopo Bologna e Roma il futuro delle sardine si gioca a Napoli

In movimento mer 22 gennaio 2020
Spalla di Claudio de Luca
3min
Sardine a Roma ©Arcigay Molise
Sardine a Roma ©Arcigay Molise

ROMA. Il movimento delle “Sardine”, dopo di avere celebrato a Roma il proprio rito di liturgia democratica, ha voluto riproporsi a Bologna, nella piazza VIII agosto (quella dove si tengono i mercati settimanali). Si tratta di un agglomerato politico spontaneo che rientra nei limiti di quella democrazia che - in primo luogo – è libertà di parola e di riunione dei cittadini, espressione delle loro idee, di proposte e di lamentele. Andando a ritroso, il primo di tali movimenti fu quello dei «girotondi» (gennaio 2002), nato a sostegno della sinistra e contro Berlusconi. Osteggiati dai partiti politici e anche da D'Alema, assunsero una tonalità di morale politica con un pubblico composto in gran parte di intellettuali e di ceto medio. Ebbero il loro successo a Roma, coinvolgendo (fu scritto) quasi un milione di persone quando, in effetti erano, sì e no, 100mila. Ma la mancanza di una struttura organizzativa e i forti dissidi fra i loro aderenti lo portarono alla scomparsa. Seguirono altri movimenti spontanei (i ‘Viola’, gli ‘Arancione’), ma sempre con scarso èsito. Poi, nel 2007, Beppe Grillo partì con i ‘Vaffa Days’. Inizialmente fu un fenomeno metapolitico, esteso a tutti i partiti ma sempre contro Berlusconi. Grazie ad alcune felici intuizioni ebbe grande successo, ma oggi viene accusato di praticare errori e privilegi al punto che lo condannano anche le ‘Sardine’ che pure si definiscono non un movimento politico quanto piuttosto un anticorpo. Naturalmente, per difendere i valori antifascisti e costituzionali, il loro inno è ‘Bella ciao’. Non sono un ‘party’, ma si dicono di Sinistra e, pertanto, sono disposti ad appoggiare solo quest’ultima. Non a caso sono nate a Bologna a sostegno di Bonaccini ed ostracizzano soprattutto il suo rivale Salvini.

Inutile discutere sul numero delle persone quando si espongano in piazza: sostengono sempre di essere state diecine di migliaia benché la Polizia (che si basa sui calcoli della Facoltà di architettura dell'Università di Roma e, quindi, calcola le capienze in base all'affollamento di 4 persone per mq: densità già asfissiante per sé stessa) gridi sempre al “Cala, trinchetto!”. Ciò che importa sottolineare è che la decisione di non essere un partito politico non ha impedito alle ‘Sardine’ di avere una precisa collocazione. Ora hanno intenzione di riunirsi e di definire un programma positivo ed il bolognese Mattia Santori ha definito sei punti: 1. chi è stato eletto lavori nelle sedi istituzionali; 2. il Ministro comunichi solo per mezzo dei canali istituzionali; 3. l'uso dei social-network sia trasparente; 4. il mondo dell'informazione usi messaggi fedeli ai fatti; 5. dalla politica va esclusa ogni violenza, verbale o fisica; 6. il decreto-sicurezza di Salvini va abrogato. Tutte cose accettabili, trattandosi di princìpi generici di morale politica. Santori:«Candidarmi? Mai dire mai». Vedremo, perciò, dove e come andrà a finire questo giovanottino. Però un conto è gridare ‘Vaffa’ nelle piazze, un altro è fare politica nelle istituzioni. Un conto è tenere su un bastone con l'immagine di una sardina, altro è lumeggiare un percorso politico. Si vedrà cosa faranno a marzo, quando ci sarà il Congresso. L'anti-salvinismo sarà senz’altro un denominatore comune, ma non può bastare. E già le pagine ufficiali forniscono uno spaccato poco positivo di malumori e di scontri poco ideologici. Per esempio, le “Sardine napoletane” (che si pongono come cerniera tra Pd ed M5s) di certo non sono ben viste perché ‘gli altri’ vorrebbero sempre vederle nuotare unite in branchi.

Il 25 gennaio hanno indetto una manifestazione proprio nel cuore partenopeo, e già si divideranno in due perché c’è chi non ammette la ‘leaderschip’ di Santori. A proposito di rivalità chi non ricorda che, nei giorni natalizi, si originò un trambusto originato dalla comparsa di una statuina di quest’ultimo tra i pastori di S. Gregorio Armeno? Di questa diatrìba Santori finge di essere lontano, pur avendo compreso che le invidie cominciano ad apparire in superficie:«Il Pd si sta mettendo in discussione, come altre forze di sinistra. E osservo che nelle Sardine l'offerta del Pd fa riflettere, fra chi è aperto e chi è diffidente. Ma per noi c'è un problema di tempismo, dobbiamo trovare la nostra identità. E, una volta trovata, decideremo dove andare. Non è detto che resteremo nelle strade, e non è detto che parteciperemo alla ricostruzione del Centrosinistra».

Claudio de Luca


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