Quale futuro per il ‘diesel’ dopo la guerra allo ‘smog’ e dopo la normativa ‘antidieselgate’

lun 15 febbraio 2021
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
3min
Diesel ©Termolionline
Diesel ©Termolionline

Le sempre più stringenti normative in tema di emissioni hanno minato il futuro del diesel. Se, da un lato, questo tipo di alimentazione consente notevoli risparmi agli automobilisti che percorrono migliaia di chilometri l’anno, dall’altro il motore diesel non è più visto di buon occhio dai legislatori europei che ritengono questa motorizzazione particolarmente inquinante.

E così la guerra allo smog nella Pianura Padana è entrata in una nuova fase con le prime limitazioni permanenti al traffico in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Si tratta di misure più severe rispetto al passato: il divieto di circolazione nei giorni feriali prese a valere anche per i veicoli diesel Euro 3 (oltre che per i mezzi benzina Euro 0, diesel Euro 0, diesel Euro 1 e diesel Euro 2); e ciò indipendentemente dai livelli d’inquinamento. Dal lunedì al venerdì, dalle ore 7,30 alle ore 19,30, salve le eccezioni indispensabili, il blocco diventò vigente per le autovetture e per i veicoli commerciali di categoria N1, N2 ed N3 ad alimentazione diesel, di categoria inferiore o uguale ad Euro 3.

Le aree principalmente interessate al blocco furono i centri urbani con popolazione superiore ai 30.000 abitanti presso cui operava un adeguato servizio di trasporto pubblico locale, ricadenti in zone presso cui risultava superato uno o più dei valori limite del PM10 o del biossido di azoto NO2. Dopo di che la limitazione fu estesa alla categoria diesel Euro 4 dal 1° ottobre 2020 e alla categoria diesel Euro 5 dal 1° ottobre 2022. Dal 1° sett., infine, scattò la normativa 'anti dieselgate' messa a punto dalla Unione Europea per rendere significativamente più severi i controlli in fase di omologazione del nuovi modelli di auto. E, soprattutto, per poter effettuare controlli a campione anche nella successiva vita produttiva del veicolo, in modo da avere la garanzia della 'conformità' dei mezzi in circolazione.

La Commissione ha, infatti, il potere di imporre ai singoli Paesi i test delle auto già omologate per verificare che esse rispondano ai parametri ed ai valori registrati in fase di rilascio della prima certificazione. E, proprio per funzionare da deterrente nei confronti delle Case che volessero ancora ricorrere a software 'nascosti', la Ue ha fissato sanzioni che possono arrivare a 30mila euro per ogni auto venduta valutata irregolare. Secondo la Commissione, sino tre le aree su cui si concentrano i controlli.

Oltre a quelli a campione (almeno 1 vettura ogni 40.000) la Commissione europea può controllare anche gli organismi di verifica e di approvazione dei singoli Stati ed avviare campagne di richiamo a livello-Ue ed imporre anche sanzioni se un Paese dell'Unione non dovesse intraprendere azioni contro i produttori in caso di comprovata violazione delle regole.

Poiché è previsto che la Commissione può eseguire controlli in proprio, sono in fase di completamento due laboratori gestiti direttamente, che hanno comportato investimenti per 7 milioni di euro. Con l’introduzione delle nuove norme europee RDE (Real Driving Emissions) è stata introdotta una stretta che mira ad un sostanziale blocco per le auto diesel dal 2020. Secondo queste normative, infatti, dallo scarico di queste vetture, e di quelle alimentate a benzina ad iniezione diretta, non dovrà uscire più il particolato, uno degli elementi maggiormente dannosi per la salute. Al fine di ottenere dati sull’inquinamento (quanto più reali possibili), la misura delle emissioni verrà rilevata anche in condizioni di guida su strada tramite particolari strumentazioni installate a bordo delle auto.

Analogamente, le emissioni di NOx saranno misurate su strada e non potranno superare di 2,1 volte quanto certificato in laboratorio per ottenere l’omologazione Euro 6, mentre, entro gennaio 2020, questo valore è stato ulteriormente ridotto. Inoltre, oltre alle norme RDE, sono stati introdotti gli standard WLTP (Worldwide-harmonized Light vehicle Test Procedure) al fine di avvicinare i controlli eseguiti in laboratorio a quelli su strada così da avere rilievi quanto più veritieri possibili sulle emissioni. Il futuro del diesel sembrò già compromesso nel 2015, anno in cui esplose lo scandalo del dieselgate negli Stati Uniti.

L’EPA, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente, riscontrò sui veicoli del gruppo Volkswagen la presenza di un software in grado di aggirare le normative ambientali sulle emissioni di Nox e di inquinamento da gasolio. Grazie a questo dispositivo era possibile superare agevolmente i test sulle emissioni, mentre nelle normali condizioni di percorrenza stradale le vetture avrebbero superato fino a 40 volte il limite consentito dalla legge. Dopo questo scandalo la corsa al blocco delle auto diesel dal 2020 ha fatto proseliti in tutta Europa; e città come Parigi annunciarono l’abolizione del diesel proprio dall’anno scorso mentre altre capitali europee (come Atene) vieteranno la circolazione delle vetture diesel dal 2025.

Claudio de Luca

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