Limiti di velocità e confini della decenza

lun 23 marzo 2020
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
2min
Distrazioni al volante ©lautomobile.aci.it
Distrazioni al volante ©lautomobile.aci.it

Per un certo tempo, ho creduto che potesse essere sufficiente far studiare gli elementi di educazione civica a scuola per far crescere il senso dei vincoli sociali fra i più giovani. Intendiamoci, tutto può essere utile al fine di conseguire questo scopo; ma mi son dovuto convincere che, in questo caso, non poteva essere così perché quel che sarebbe servito doveva essere soprattutto l’esempio.

Che poi, è quello somministrato dalla famiglia, naturalmente accompagnato da sanzioni atte a dissuadere dal praticare certi comportamenti.

E’ possibile trarre la dimostrazione della verità di questo assunto dall’osservazione del diverso comportamento degli automobilisti svizzeri, visti in due momenti: 1) quando circolano sulle strade di casa loro; 2) non appena entrano in territorio italiano. Sul suolo patrio, essi non si sognerebbero mai di non cedere il passo ai pedoni che attraversano le strisce. Di contro, non appena siano giunti a Varese (che si trova appena dieci chilometri più a Sud del loro Paese), cominciano anch’essi a giocare con il pedone come il gatto fa con il topo, terrorizzando chi se ne vada a piedi seppure stesse transitando laddove gli sarebbe spettata una precedenza assoluta. Per non parlare del rispetto dei limiti di velocità che pure gli Svizzeri, quando siano in trasferta in Italia, considerano non un obbligo quanto piuttosto un mite consiglio.

Ciò posto, la domanda è: ma come mai i cittadini elvètici si sdoppiano? E com’è che, mentre osservano un comportamento urbano sul loro territorio, diventano indisciplinati sul suolo italico? Sicuramente perché, mentre da loro gli illeciti in materia di circolazione stradale vengono sempre sanzionati severamente, da noi sono puniti di gran lunga più blandamente. Un’altra dimostrazione dell’assunto sopra esposto? Sono decenni che gli Italiani, nonostante le mega-multe (per la verità, spesso soltanto cartacee) ed i ritiri di patente di guida (pure questi di sovente solo minacciati), continuano ad ostinarsi a ritenere che le autostrade siano delle piste di Indianapolis. Il lettore non avrà scordato che all’Amministratore delegato dell’ex-Telecom Italia fu intimato l’alt da una pattuglia di agenti della Polizia stradale mentre correva a 280 kmh, velocità che rappresenta più del doppio di quella
consentita. Invece, adesso, pure gli Italiani stanno rinsavendo e rispettano sempre di più i limiti velocitari. Ma perché? Semplice: è cominciato a succedere da quando, su molti tratti autostradali, venne installato quel sistema (chiamato ‘Tutor’) che, implacabilmente, registra la velocità media dei veicoli. Così, dall’inizio dell’anno alla fine di aprile, gli automobilisti sorpresi ad esorbitare si sono visti recapitare diecine e diecine di migliaia di verbali di accertamento d’infrazione, al punto da superare il milione di accertamenti.

Ma non si andrà più avanti di tanto perché gli automedonti italici, quando si pongano al volante, cominciano a rendersi conto che a questo apparecchio non si sfugge. Già hanno tentato di tutto perimbrogliarlo; ma non è servito manco l’essersi posti a cavallo di corsia. Non sfuggono manco le targhe coperte con lo ‘scotch’ (perché l’apparecchio analizza anche altri parametri); e, per di più, si becca, oltre alla sanzione amministrativa pecuniaria, pure la denuncia penale per falso. Ed ancora, chi infila la corsia d’emergenza, pure monitorizzata, subisce l’immediato ritiro della patente di guida. Insomma, gli Italiani dovranno rassegnarsi a rispettare i limiti di velocità. Ma stavolta si renderanno disciplinati soltanto perché sono stati costretti ad esserlo. Consiste in questo la loro virtù.

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