​Il monopattino: veicolo “buono”, ma con tanto da rivedere

lun 05 ottobre 2020
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
3min
Monopattino elettrico ©Dmove
Monopattino elettrico ©Dmove

A settembre, nella sola Milano, la circolazione dei monopattini ha fatto registrare 51 incidenti nel giro di 20 gg. Aggiungendoli a quelli registrati nei mesi di luglio ed agosto, si arriva a 130. Insomma si è viaggiati intorno ad una media quotidiana di un paio di sinistri al giorno con alcuni conclusisi con una persona in rianimazione.

Tutto questo perché chi sfreccia a 30 km/h su piste ciclabili, strade e marciapiedi, è facile che finisca a terra a causa di una buca o di un ostacolo e che poi si rialzi con poche escoriazioni e qualche botta. Però può accadere anche che si debba andare al Pronto soccorso perché ci si è scontrati con un’automobile o addirittura con un camion.

I conducenti di questi ‘missili a 2 ruote’ credono di potere andare dovunque, tant’è che non si sentono in dovere di rispettare le norme del Codice stradale, ritenendosi liberi di procedere come meglio pare loro. Tutto ciò accade perché il monopattino elettrico è diventato il mezzo più in voga tra i giovani, con una media di 800/€/die a fronte di 750, per un totale di 72mila km percorsi solo in agosto. Il mezzo, però, richiede prudenza. I monopattini possono essere guidati, col casco, anche da ragazzi dai 14 ai 18 anni. Ecco perché sarebbe fondamentale fare corsi di sicurezza nelle superiori per sensibilizzare gli studenti sull'uso corretto del mezzo e sulle imprudenze da evitare, come – per esempio - viaggiare sul marciapiede o senza casco o trasportando un altro passeggero.

L'utente medio che utilizza il monopattino sulle strade ha una trentina d’anni e la certezza che la mobilità leggera annunci il futuro. Con 72mila km si risparmiano oltre 14mila kg di Co2 rispetto alla stessa distanza percorsa in auto. E sappiamo bene quanto occorra muoversi con mezzi di locomozione che contribuiscano alla riduzione dell’inquinamento ambientale. Usando questi veicoli l’obiettivo viene sicuramente raggiunto, ma col rischio (presente in qualsiasi mezzo col quale ci si sposta) di causare un danno, a sé stessi o ad altri. E’ per questo motivo che è indispensabile sottoscrivere una assicurazione.

La prima normativa sulla “micro-mobilità elettrica” è arrivata con la legge di Bilancio 2019, seguita, il 12 luglio dello stesso anno, dal decreto ‘Toninelli’ che dava ai Comuni la possibilità di sperimentare nei centri urbani la circolazione di monopattini elettrici, ‘hoverboard’, ‘segway’ e ‘monowheel’. Il 27 luglio viene affidato ai singoli Comuni il compito di regolamentare, entro un anno, sia la circolazione che la sosta di questi mezzi; e, in definitiva, di approvare il piano di sperimentazione della micro-mobilità elettrica.

Da marzo 2020 sono entrate in vigore (grazie alla conversione in legge del decreto ‘Milleproroghe’) le nuove regole sulla circolazione dei monopattini elettrici che: si possono usare su tutto il territorio nazionale; sono equiparati alle biciclette ed ai velocipedi; possono circolare sia sulle strade urbane (che hanno un limite di 50 Km/h) sia sulle piste ciclabili. Le regole prevedono che, in quanto a velocità, non si possano superare i 25 Km/h nelle zone dove il limite è 50, mentre nelle piste ciclabili e nelle aree pedonali dovrebbero andare quasi a passo d’uomo, ossia a 6 km/h. La loro velocità dichiarata è di 30 km/h; ma, non di rado, procedono più spediti perché è sufficiente una piccola modifica per consentire al motore elettrico di spingersi oltre. I minorenni (da 14 anni in su) possono guidare i monopattini solo se in possesso della patente AM (quella per il motorino), e il casco (omologato) è obbligatorio fino ai 18 anni di età. Inoltre, è obbligatorio installare e usare luci e catarifrangenti sia davanti che dietro, mentre le multe per chi sgarra sono le stesse previste per i ciclisti.

Nonostante l’assicurazione non sia obbligatoria, perché questi mezzi sono equiparati alle biciclette, sarebbe fortemente consigliabile stipularne una. Ma il problema era che non esisteva una polizza assicurativa specifica per questo tipo di esigenze. Ora c’è chi ha colmato questo vuoto sviluppando due prodotti pensati apposta per il mondo della micro-mobilità e per chi si trova ad agire nella veste di pedone o di soggetto utilizzatore di trasporti.

Claudio de Luca

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