Don Gianfranco quest’anno festeggia 25 anni di sacerdozio

l'intervista dom 20 ottobre 2019

Vasto “Dio non agisce nello straordinario ma nella ordinarietà e normalità delle cose”

Attualità di Lea Discipio
3min
Don Gianfranco quest’anno festeggia 25 anni di sacerdozio ©Vastoweb
Don Gianfranco quest’anno festeggia 25 anni di sacerdozio ©Vastoweb

VASTO. Don Gianfranco Travaglini è parroco della Concattedrale di San Giuseppe dal 2009 e quest'anno si appresta a festeggiare i 25 anni di sacerdozio, il cui anniversario ricade precisamente nella giornata di martedì 22.

Per l’occasione, tanti gli appuntamenti religiosi previsti, nel corso dei quali i parrocchiani e quanti lo apprezzano condivideranno con lui questa importante e significativa tappa.

Si potranno stringere attorno alla loro guida spirituale, per rendere omaggio allo stimato lavoro che Don Gianfranco svolge ogni giorno per il bene della sua comunità.

Un pastore che ha sin da subito mostrato la capacità di farsi vicino alle gioie e alle sofferenze degli altri e di trasformare la parola di Dio in amore tangibile.

La mensa Cartas, la Fattoria sociale “Il Recinto di Michea”, solo alcune delle iniziative concrete che esistono a Vasto per chi avesse bisogno di un sostegno o di un riscatto sociale, “concederlo è necessario, più che possibile”, recita uno dei suoi ‘motti’.

In un mondo sempre più secolarizzato, don Gianfranco riesce a trascinare i fedeli con il suo operato che si pone come un vero e proprio esempio di testimonianza trasparente di Cristo e del suo Vangelo.

Lo abbiamo incontrato pochi giorni fa in parrocchia per una intervista di approfondimento.

Com'è cominciata la sua esperienza sacerdotale?

"La mia ricerca della scoperta vocazionale è iniziata molto presto. A 11 anni sono entrato in seminario perché sin da bambino ho sempre sentito questa chiamata. Mi piaceva andare in chiesa, mi piaceva pregare e non lo facevo per dovere o costrizione. Sono entrato in seminario già dalla prima media e i miei superiori sono stati molto bravi ad accompagnarmi nel considerare di fare una ricerca vocazionale. Ho trascorso gli anni della scuola media e poi del liceo con questo obiettivo. Ricordo un momento molto particolare, avevo 17 anni, durante gli esercizi spirituali che il seminario ci proponeva ho vissuto questa chiamata in maniera più forte. Quindi anche le cose che facevo comunemente da quel momento hanno cominciato ad assumere un significato diverso. E così ebbi la ferma decisione di continuare sulla via del sacerdozio ministeriale. Il 22 ottobre del 1994 e per le mani dell'allora vescovo Menichelli sono stato ordinato sacerdote insieme con don Massimo D'Angelo e don Silvio Santovito."

C’è qualche momento di questo percorso che l’ha particolarmente colpita?

"I momenti di rendimento di grazia ne sono tanti. Penso che spesso le cose sono andate diversamente da come avevo progettato e calcolato. Guardandomi indietro ringrazio Dio che ha permesso che le cose andassero diversamente. Mi rendo conto che spesso Dio mi ha tenuto la mano sulla testa e che realizzasse il suo disegno d’amore. Non sono successe cose straordinarie. Nella mia vita ho sperimentato che Dio non agisce nello straordinario ma nella ordinarietà e normalità delle cose. Se qualcuno mi chiedesse ‘hai visto qualcosa, hai sentito qualcosa’ risponderei che non ho sentito niente ma che ho cercato di fare le cose di ogni giorno con amore ed in queste cose che ho sentito la presenza di Dio."

Cosa significa oggi essere sacerdote?

"Significa annunciare Cristo e annunciare il suo Vangelo in un contesto culturale che sembra andare in una direzione diversa, opposta. Se penso ai tanti ragazzi che passano per la parrocchia e che ricevono prima il battesimo dei loro genitori e poi la prima comunione, ho la sensazione che tutto questo spesso viene chiesto per usanza e arriva il momento in cui bisogna fare una scelta di vita e quindi rispondere alla rete commerciale. La società culturale ci propone qualcosa che sembra che vada in altra direzione. In questo contesto noi siamo chiamati ad annunciare il Vangelo con fermezza. Papa Ratzinger ci ha detto ‘la chiesa cresce non per proselitismo, perché si dicono le cose o si convincono le persone, ma la chiesa cresce per attrazione e allora noi siamo chiamati a testimoniare il Vangelo, ad attrarre per amore, ad attrarre con amore. Siamo chiamati a testimoniare che è possibile vivere il Vangelo vivendo la comunione e l'amore. Il Vangelo dà la vera felicità."

Come si fa ad aiutare gli altri?

"Secondo la mia esperienza bisogna considerare che la persona è figlio figlia dello stesso mio padre. Quella persona che in questo momento è in difficoltà e viene a bussare alla mia porta, quella persona è figlio di Dio che io chiamo Padre Nostro."

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