50esimo morte Votinelli: scrisse "Uaste bbelle e terra d'eure", canzone "dei due mondi"
Vasto Chiamato Frank dagli amici, era un punto di riferimento per la piccola comunità vastese a New York
VASTO. Tanti gli illustri personaggi conosciuti in certi casi anche a livello internazionale cui Vasto ha dato i natali.
Niente di più vero per Francesco Paolo Votinelli, nato il 13 ottobre 1891 e particolarmente noto in città per aver scritto le parole di quello che ne è diventato praticamente un inno, "Uaste bbelle e terra d'eure".
"M' arecorde di lu Uaste
lu paése addò so' nate,
canda jè' pe la bbisagne
a sta terra ajje migrate" .
Questo l'incipit che sin da subito lascia intendere il tono nostalgico dell'opera.
Oggi in via Santa Maria il ritornello è stato trasformato in parole luminose che guidano il cammino dei passanti a ricordo di un così importante cittadino (Leggi).
Quest'anno ricorre il 50esimo anno dalla morte del poeta, avvenuta il 14 novembre 1969 proprio a Vasto. Votinelli infatti vi aveva fatto ritorno nel 1965 realizzando quel sogno tanto agognato e declamato di rivedere la terra natia.
La famosa canzone è stata concepita, quindi, proprio oltreoceano, quando la comunità vastese a New York si riuniva per condividere qualche momento in allegria dopo giornate intere passate a lavorare.
A seguito di una giovinezza vissuta nel popoloso quartiere del “castello” di Napoli, infatti, Votinelli all’età di 16 anni parte e si imbarca per l’America dove incontra altri emigranti vastesi.
Immaginiamo una serata tra concittadini trascorsa nella condivisione dei ricordi della propria terra lontana. Dal riecheggiare involontario dell'odore del mare e di tutti i suoi frutti, alla speranza di poterla rivedere almeno una volta prima di morire.
Ed è proprio grazie a lui che tutti questi pensieri e riflessioni guidati dalla nostalgia hanno dato vita a quella composizione lirica di cui ancora oggi, grandi e piccoli, che sappiano oppure no il dialetto, ne conoscono almeno il ritornello.
Votinelli, chiamato Frank dagli amici nella sua veste di italo-americano, era un punto di riferimento per questa piccola comunità di cui era un vero e proprio animatore a tal punto da guadagnarsi l'appellativo di "lu pilaje" ovvero di origano, ingrediente senza il quale le serate non avrebbero avuto lo stesso "sapore di allegrezza".
Una "canzone dei due mondi", insomma, concepita come fosse un ponte immaginario tra due realtà completamente all'opposto, quella dell'Italia dell'epoca, per certi versi arretrata da un lato e quella di una terra nuova in cui poter ottenere guadagni nettamente superiori.