​Operatori dell’accoglienza ai tempi del Covid: “Ha prevalso il senso di responsabilità”

gestione flussi migratori mar 21 luglio 2020

Vasto “Abbiamo avuto prova di grande fiducia. Insieme abbiamo affrontato la preoccupazione per la pandemia e loro si sono dimostrati molto attenti"

Attualità di Lea Di Scipio
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​Operatori dell’accoglienza ai tempi del Covid: “Ha prevalso il senso di responsabilità” ©vastoweb.com
​Operatori dell’accoglienza ai tempi del Covid: “Ha prevalso il senso di responsabilità” ©vastoweb.com

VASTO. Io resto a casa non è stato lo slogan di quanti si occupano della gestione dei flussi migratori”.

Così Fabio Scognamiglio, referente della gestione dei Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) della Provincia di Chieti per la Cooperativa Luna, racconta alla nostra redazione.

Certo le modalità di smart working hanno poca possibilità di essere applicate in contesti in cui la relazione di prossimità e di aiuto risultano cruciali.

“Gli operatori dell’accoglienza hanno svolto un lavoro in prima linea che va sicuramente elogiato. Ci sono stati momenti di grande preoccupazione soprattutto durante il lockdown, ma ha prevalso l’alto senso di responsabilità, sottolinea il coordinatore.

E ancora spiega: “Il nostro è un servizio h 24 per 365 giorni all’anno dal quale non ci si può sottrarre e che si è incrementato con l’implementazione della sicurezza e dei protocolli sanitari”.

Probabilmente il periodo di emergenza dal quale non siamo ancora usciti, indurrà ad interrogarsi su un aspetto diverso da quello classico legato alle ragioni della partenza. Mai come ora, infatti, il dibattito si sposta sul sistema stesso di accoglienza e come viene organizzato nel paese di arrivo.

A porre luce su questo cambiamento di prospettiva era stata già Amnesty International con un rapporto pubblicato a novembre 2019 dal titolo “I sommersi dell’Accoglienza”, realizzato in seguito all’entrata in vigore del Decreto Legge 113/2018.

“Con la cancellazione del permesso di soggiorno umanitario sono state ridotte le persone che possono accedere al sistema Sprar, limitando di fatto le possibilità di inserimento lavorativo”, afferma l’assistente sociale Rossana La Torre.

Sì, perché l’integrazione passa attraverso il raggiungimento di sostentamento autonomo: “Ci sono ancora delle idee distorte sul fatto che tolgano lavoro a noi italiani. Quasi la metà dei nostri ospiti è impegnata nell’agricoltura e c’è anche qualche percorso di merito nel campo del marketing”, racconta con orgoglio La Torre.

E ancora concludendo in riferimento al periodo della quarantena: “Abbiamo avuto prova di grande fiducia. Insieme abbiamo affrontato la preoccupazione per la pandemia e loro si sono dimostrati molto attenti soprattutto per un retaggio culturale legato ai gap sanitari dei paesi di origine. Non sono usciti dai centri, non hanno richiesto allontanamenti temporanei. Infine noi operatori non ci siamo sentiti soli, grazie alla rete tra Oim, Prefettura, Commissione Territoriale e dipartimento di prevenzione della Asl, che ci hanno fornito tutto il materiale informativo e la documentazione necessaria”.

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