Morte in cantiere per Nicola Di Biase, a processo 2 imprenditori e 1 tecnico

mer 27 luglio 2022

San Salvo La moglie e il figlio del 59enne operaio di San Salvo, caduto da un’altezza di 4-5 metri, si aspettano giustizia

Cronaca di La Redazione
4min
La moglie e il figlio del 59enne operaio di San Salvo, caduto da un’altezza di 4-5 metri, si aspettano giustizia ©Vastoweb
La moglie e il figlio del 59enne operaio di San Salvo, caduto da un’altezza di 4-5 metri, si aspettano giustizia ©Vastoweb

SAN SALVO. E’ stato mandato a lavorare in un edificio a svariati metri di altezza senza alcuna protezione, a partire dai “banali” parapetti, ma ora i responsabili dovranno rispondere, davanti alla giustizia e ai familiari dell’ennesima vittima sul lavoro, di queste gravi e fatali omissioni.

A conclusione delle indagini preliminari per la tragica morte bianca, a soli 59 anni, di Nicola Di Biase, di San Salvo (Chieti), avvenuta nella stessa San Salvo l’11 novembre 2020 (Leggi), il Pubblico Ministero della Procura di Vasto, dott. Giampiero Di Florio, ha chiesto il rinvio a giudizio per due imprenditori edili e un professionista: M. N., 42 anni, anch’egli di San Salvo, legale rappresentante dell’omonima ditta individuale a cui erano stati affidati i lavori di ripristino e rifacimento delle facciate del condominio “Napoli2” in via Monte Grappa angolo via Napoli, resisi necessari a causa della caduta di calcinacci dai sottobalconi, nonché della Edil 2020 Srls esecutrice e subappaltatrice degli stessi; N. V. D. N., 41 anni, di Vasto, titolare della ditta T.E.S. srl, che aveva a sua volta ricevuto in subappalto alcune lavorazioni di risanamento tra cui la ridipintura e datore di lavoro dell’operaio deceduto; A. R. L., 67 anni di San Salvo, quale coordinatore in fase di progettazione e responsabile della sicurezza del cantiere. Riscontrando la richiesta, il Gup del Tribunale di Vasto dott. Fabrizio Pasquale ha fissato al 15 settembre 2022, alle ore 9, l’udienza preliminare di un processo da cui la moglie e il figlio del lavoratore, si aspettano finalmente risposte dalla giustizia penale, con l’auspicio che ciò possa anche sbloccare la questione risarcitoria, visto che sinora non hanno ricevuto un euro di risarcimento dalle assicurazioni delle ditte coinvolte. 

Il Pm di Vasto inizialmente titolare del fascicolo, il dott. Michele Pecoraro, per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità dell’infortunio, avvenuto alle 13.14, e di cui non vi erano testimoni, ha disposto due accertamenti tecnici irripetibili. Innanzitutto, l’autopsia sulla salma della vittima che, dopo il tragico volo e l’allarme al 118, è stato trasportato in eliambulanza in condizioni disperate all’ospedale Santo Spirito di Pescara, dove è deceduto poche ore dopo. L’esame è stato affidato al prof. Cristian D’Ovidio e alle operazioni peritali ha partecipato anche il medico legale dott. Pierpaolo Iungano, attraverso il consulente legale Mario Masciovecchio, si sono rivolti per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia. Fermo restando che l’operaio non avrebbe comunque dovuto cadere di sotto, la perizia ha escluso che il lavoratore sia stato colto (prima) da un malore, accertando e confermando che il decesso è stato dovuto ai gravissimi “politraumi da precipitazione”, cioè per la caduta, tra cui un gravissimo trauma toracico, fratture multiple come quelle al bacino ed emorragie e lesioni agli organi interni. Il magistrato, oltre ad aver acquisito e vagliato tutti gli atti d’indagine degli ispettori dello Spsal dell’Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti, ha anche affidato all’ing. Marco Colagrossi una perizia tecnica per ricostruire nel dettaglio le modalità dell’evento e il consulente ha potuto utilizzare anche le immagini di una telecamera di video sorveglianza del condominio vicino acquisite dai carabinieri di San Salvo da cui si poteva intravvedere la caduta di una “sagoma”, quella del povero Di Biase, alle 13.13 e 52 secondi. Il perito ha concluso che la caduta sarebbe avvenuta dalla parte del “terrazzo privo di protezioni” nei pressi del lato ovest del castello di salita dell’impalcatura, da un’altezza di 4-5 metri.

Sulla scorta di tutti gli elementi assunti, il Procuratore ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento per due degli iniziali cinque indagati, l’amministratore condominiale, comproprietario del fabbricato e committente dei lavori, e la legale rappresentante dell’impresa che aveva fornito e allestito il ponteggio metallico, non ravvisando a loro carico responsabilità penalmente rilevanti sostenibili in giudizio. Ma ha invece ritenuto pienamente acclarate, le gravi responsabilità degli altri tre indagati, che dovranno rispondere del reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche,per aver causato la morte di Di Biase per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita (appunto) nella violazione delle norme che tutelano la salute e la sicurezza nei luoghi dei lavoro” scrive il Pm nella sua richiesta di processo.

Ai due imprenditori, in particolare, si imputa di aver “omesso di adottare nel terrazzo del condominio da cui il lavoratore è precipitato, da un altezza da terra di circa quattro metri, idonee opere provvisionali o comunque precauzioni atte a eliminare i pericoli di caduta di persone, nel caso di specie omettendo di installare, tra l’altro, parapetti e tavole fermapiede”. Al professionista si contesta invece di “aver omesso di redigere il piano di sicurezza e coordinamento specifico per il cantiere edile in oggetto; di verificare, con opportune azioni di coordinamento e controllo, l’applicazione da parte delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, delle disposizioni loro pertinenti contenute nel piano di sicurezza e coordinamento e la corretta applicazione delle relative procedure di lavoro, nonché di verificare l’idoneità del piano operativo di sicurezza delle ditte Edil 2020 e T.E.S. srl, da considerare come piano complementare di dettaglio del piano di sicurezza e coordinamento, assicurandone la coerenza con quest’ultimo, nonché omettendo di sospendere le lavorazioni nel cantiere fino alla verifica dell’installazione dei parapetti e delle tavole fermapiedi sul terrazzo, o di idonee opere provvisionali o precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta delle persone, o comunque di segnalare tale inadempienza al committente o responsabile dei lavori”. 

A difendere l'imprenditore che stava eseguendo i lavori e il titolare dell'immobile è l'avvocato Antonello Cerella che a riguardo ha dichiarato: "Sono ancora da accertare le responsabilità del mio cliente, a differenza da quanto sostenuto dalla parte lesa. Inoltre il proprietario dell'immobile dove è avvenuta la tragedia è stato già prosciolto nonostante le opposizioni delle parti offese".

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