Il grande terremoto della Candelora del 2 febbraio 1703 a L'Aquila

l'anniversario gio 02 febbraio 2023
Cultura e Società di La Redazione
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Il grande terremoto della Candelora del 2 febbraio 1703 a L'Aquila ©Web
Il grande terremoto della Candelora del 2 febbraio 1703 a L'Aquila ©Web

ABRUZZO. Gennaio non è il solo mese nel quale ricorrono anniversari di violenti terremoti italiani, ma lo è pure febbraio, e sino dal suo inizio. Infatti, il 2 febbraio è l’anniversario del sisma più devastante che, nel 1703, colpì L’Aquila e l’aquilano: esso distrusse quasi completamente in capoluogo abruzzese e causò gravissimi danni in tutta la sua provincia.

 Lo sciame sismico che lo aveva preceduto, in realtà, era cominciato già nel 1702, con il movimento della faglia del Monte Vettore. I primi due eventi significativi, ambedue di magnitudo stimata Ms = 5,1, erano avvenuti il 18 ottobre ed il 1° novembre di quell’anno, con epicentri vicino a Norcia e, rispettivamente, a Spello. II 14 gennaio 1703, si era verificato il primo terremoto violento, di magnitudo momento stimata Mws = 6,8 ed intensità della Scala Mercalli I = XI, con epicentro a Cittareale (nella parte settentrionale dell'Abruzzo Ulteriore), probabilmente generato dal movimento delle tre faglie appartenenti al sistema di Norcia. Quest’evento aveva devastato una vasta area, tra i Monti Sibillini, i Monti Reatini ed i Monti dell'Alto Aterno, provocando 1.400 vittime (su poco meno di 11.000 abitanti) solo nel Norcino e 1.600 solo nella provincia aquilana. Due giorni dopo, infine, il 16 gennaio, si era verificata un’ulteriore forte scossa (con epicentro non localizzato), di magnitudo M = 6,2 ed intensità I = VIII, che aveva provocato nuovi crolli, pure a L’Aquila.

Il terremoto del 2 febbraio 1703, ebbe epicentro molto più vicino a L’Aquila rispetto agli eventi precedenti: tra Cagnano Amiterno e Montereale (a circa 20 km a nord-ovest de L’Aquila), nella faglia del Monte Marine (cioè tra BaretePizzoli e Arischia); le onde sismiche, di carattere prevalentemente ondulatorio, si propagarono verso sud-est.

Il sisma si verificò poco dopo le 11:00 del mattino e fu di Mws = 6,7 (I = X). Fu 5 volte più violento di quello, assai più recente, dell’Abruzzo del 2009 e costituisce l’evento conosciuto più devastante ad aver colpito l’Aquilano.

È da notare che il 2 febbraio è il giorno dedicato alla purificazione di Maria (“Rito della Canderola”). Pertanto, la mattina di quel giorno, all’ora alla quale il terremoto avvenne, molti fedeli erano radunati nelle chiese. In particolare, secondo le fonti dell’epoca, 800 persone si trovavano nella Chiesa di San Domenico, a L’Aquila, per la comunione generale: il terremoto provocò il crollo delle capriate del tetto della chiesa, uccidendo, solo lì (si stima), 600 persone.

Il patrimonio storico-artistico de L’Aquila (romanico e rinascimentale) fu quasi tutto quantomeno fortemente danneggiato (unicamente la cinta muraria della città restò intatta). Solo a L’Aquila morirono 2.500 persone, sugli 8.000÷10.000 abitanti di allora, ma il numero totale di vittime causato dal sisma (contando quelle delle città vicine) fu di oltre 6.000: ad Arischia, ad esempio, morirono 340÷400 persone.

Il terremoto fu avvertito da Venezia a Napoli. A Roma scoppiò il panico e si verificarono crolli (ad esempio quello di due arcate del secondo recinto del Colosseo) e altri forti danni (ad esempio al Palazzo del Quirinale ed alle Basiliche di San Lorenzo e San Pietro in Vaticano).

Secondo le fonti dell’epoca, alla scossa principale, seguirono, fino al 26 febbraio, 160 forti repliche.

Anche l’anniversario del Grande Terremoto del 1703 dovrebbe ricordare a tutti che, purtroppo, i terremoti violenti non costituiscono eventi rari, in Italia, e che, quindi, non possiamo permetterci ulteriori ritardi nell’attivazione di corrette politiche di prevenzione sismica, come, del resto, è richiesto dagli ormai 870 firmatari della petizione “Che si inizino finalmente ad attuare serie politiche di prevenzione dai rischi naturali!”, lanciata il 29 novembre 2020 su change.org ed indirizzata al Governo italiano, ai Governatori Regionali ed ai Segretari dei partiti politici (https://chng.it/4RKbRXvW).

Articolo a cura dell'ingegner Alessandro Martelli 

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