Violenza sulle donne, commozione e lunghi applausi a Vasto per "Dove io splendo"
VASTO. "Siamo ancora qui, a raccontare di relazioni. Quelle che dovrebbero essere fondate sul rispetto reciproco, non sul potere che uccide. E ognuno deve fare la propria parte, ciascuno deve contribuire a far sì che questo dramma abbia una fine, perché da soli i centri antiviolenza non possono farcela".
A dirlo è Licia Zulli a margine dello spettacolo teatrale "Dove io splendo" che a Vasto è stato messo in scena ieri sul palco del Grido Cine Teatro di via Madonna dell'Asilo.
Una serata all'insegna della cultura per riflettere sulla drammatica piaga della violenza contro delle donne, ma anche sulla disparità di genere.
"Lo spettacolo culturale è la vera chiave per combattere questo fenomeno. Sono contento che si sia svolto il giorno dopo la giornata internazionale, perché di solito c'è un'indignazione temporizzata, come dice Mattarella. Non bisogna ricordarsene, infatti, una volta all'anno o quando accade un fatto drammatico. Si tratta di una ferita di carattere culturale, oltre che storico, e che ci portiamo dietro come un macigno. Non serve rivendicare il fatto che al governo ci sia una donna, se la condizione non è migliorata, perché si ragiona ancora in maniera stereotipata. Su ogni azione normativa si deve riflettere non con decreti a spot, ma con azioni risolutive capendo se ciò che è stato fatto è stato davvero utile oppure no", ha detto l'assessore Nicola Della Gatta, presente insieme all'assessora Anna Bosco.
Lo spettacolo, liberamente tratto dal libro di Maria Grazia Calandrone "Dove non mi hai portata", finalista del Premio Strega 2023, è, dunque, una storia autobiografica che dà luce ai vissuti di violenza subita e alle conseguenze che ha prodotto nella vita di una figlia.
La regia di Andrea Bartola ha condotto il pubblico in un viaggio alla scoperta della verità, dei luoghi "materni" della scrittrice, in cui la narrazione della storia di Lucia ha offerto la possibilità di guardare in maniera consapevole al presente e di gettare, forse, una luce sul futuro.
Spettacolo intimo e collettivo che restituisce in chiave artistica e contemporanea una storia vera, di ordinaria quotidianità e di straordinario dolore, nata e sviluppatasi nella cultura patriarcale dell’immediato dopoguerra con risvolti di incredibile attualità.
Corpi danzanti, mimiche teatrali, musiche narranti sono la chiave interpretativa che descrivono una storia di cronaca del nostro contesto culturale.
Danzatrici: Rossella Taraborrelli, Annamaria Fiore e Daniela Di Francesco. Coreografie: Maria De Liberato. Musiche: Piccola Underground Orchestra: Luca Raimondi (Fisarmonica) Danny Pomponio (flauto/tromba), Massimo Di Berardino (Chitarra), Mauro Gallo (pianoforte/sinth) e Walter Caratelli (Batteria). Voce narrante: Raffaella Zaccagna.