Vandali al Cotir, Fecondo: "Di fronte uno scenario terribile, ma c'era da aspettarselo"

furto gio 26 luglio 2018

Vasto L'ex ricercatore del Cotir ci racconta il furto avvenuto presso il Centro di ricerca regionale

Lavoro ed Economia di La Redazione
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Vandali al Cotir ©Vastoweb.com
Vandali al Cotir ©Vastoweb.com

VASTO. E' di ieri la notizia che presso il Cotir di Vasto dei malviventi si sono intrufolati arrecando una serie di danni incalcolabili e portando via ingenti quantità di attrezzature e materiali utili per la ricerca. Abbiamo intervistato Giovanni Fecondo, ricercatore che dagli anni 90 lavora presso il centro e che temeva, come molti altri dipendenti che prima o poi si sarebbero verificati episodi di questo genere.

"Era prevedibile considerando che la Regione ha lasciato incustodita la struttura da dicembre, era una conseguenza che potevamo aspettarci. Struttura lasciata all'abbandono, senza allarmi e senza vigilanza, era alla portata di tutti. Il centro durante il giorno si trova in un posto isolato, passa sì no qualche agricoltore con il trattore e la notte si può accedere indisturbati."

Inoltre, considerando i danni compiuti, secondo Giovanni si è trattato di un lavoro a più mani che ha richiesto grande energia:

"Per scardinare le grondaie ci vuole un carrello, anche per scardinare i radiatori e per portare via i materiali pesanti come è stato fatto. Ci vuole tempo e ci vogliono persone capaci. Lì devono esserci entrati più volte, deve essere gente che sapeva cosa fare. Il computer ad esempio non è stato preso forse perché non ha mercato.

Io sono entrato martedì mattina preceduto da un collega perché dovevamo accogliere un tecnico dell'ARTA per una rilevazione e siamo rimasti sbalorditi per lo scenario trovato davanti. Poi siamo andati a fare denuncia. La stima approssimativa dei danni è di 100 mila euro, ma sono convinto che si tratti di molti di più. Per il momento comunque la denuncia era l'unica cosa che ci interessava, noi di più non potevamo fare. Ci dispiace perché questo vandalismo è solo l'ultimo atto di una politica regionale che non si è curata di noi, lì ci sono beni che andavano tutelati, beni che abbiamo pagato tutti, anche i singoli cittadini che magari non credono nella ricerca. Invece è stato lasciato tutto in mano ai barbari".

Giovanni insieme agli altri dipendenti intanto è in attesa di capire quale sarà il destino del personale del centro di ricerca che ha chiuso i battenti nei mesi scorsi.

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